I PINAN / Heian: IL CAVALLO DI TROIA DI ITOSU

Articolo a cura di Manuel Vignola

per una migliore comprensione dell'articolo, si consiglia di leggere prima gli articoli correlati: 

  • I Pinan: strumento utile o Kata per bambini? (clicca qui)
  • CHANNAN: IL MISTERO DEL KATA PERDUTO (clicca qui)
 

Sono probabilmente i kata più famosi e praticati al mondo (in tutti gli stili sia okinawensi, che giapponesi, che coreani in qualche modo legati allo Shuri-te), la loro storia viene considerata conosciuta così come gli scopi per cui furono composti, eppure se la si esamina attentamente le cose non sembrano così chiare come comunemente si ritiene.  

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Comunemente si crede sia stato  Anko Itosu  a creare i cinque kata pinan, per insegnare tra fine 1800-inizio 1900 (presumibilmente intorno al 1905. Il processo di formazione fu graduale e sviluppato nel tempo con l’aiuto dei suoi allievi, per cui non si può indicare un anno definito) agli studenti delle scuole, quando riuscì a diffonderne l’insegnamento, e li si presenta come una versione molto semplificata dei kata più avanzati, o meglio come una sequenza di pugni e parate allo scopo di “mascherare” le molto più pericolose ed efficaci tecniche di leve, prese ecc, pensati per dare un’educazione morale e fisica ai giovani in previsione del servizio militare dato il periodo di forte nazionalismo. In realtà, questa è una convinzione errata ed incompleta.

 

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Esaminiamo i vari punti oscuri della vicenda, partendo dal nome stesso. La traduzione in okinawense di “pinan” significherebbe “mente pacifica” e richiamerebbe a uno stato mentale scevro da qualsiasi intento aggressivo, tuttavia, una teoria diffusa da Jesse Enkamp, potrebbe aprire a una nuova interpretazione del nome, molto più consona. In cinese la parola si tradurrebbe con un augurio di “stare sicuri” per cui, dati i profondi legami di Okinawa con la Cina e la cultura cinese, potrebbe essere un messaggio del loro "creatore", ed equivarrebbe ad avvertire gli studenti che colui il quale padroneggia questi kata impara le basi dell’autodifesa, ossia le basi per appunto “stare sicuri”. Ciò troverebbe conferma anche nelle parole di Gichin Funakoshi il quale sostenne più volte che chi padroneggia questi kata ha le basi per una difesa personale efficace.  

 

Bunkai di Pinan Yondan presso il Dojo Kamikazekan

Il nome, secondo quanto ci dice Chokki Motobu nel famoso articolo del 1934 per il giornale “Karate no Kenkyu” di Genwa Nakasone, sarebbe stato adottato da Itosu dando retta al parere dei suoi studenti, un’interpretazione sicuramente fattibile (altre interpretazioni attribuirebbero il nome direttamente a Itosu, poiché il nome cinese dei kata a cui si sarebbe ispirato, Channan, era troppo difficile, o forse, dato il periodo nazionalistico, non era appropriato usare un nome cinese).  

Nel Matsumura Seito Shorin-ryu di Hohan Soken, compaiono due pinan (i primi due della serie, anche se in seguito alcune branche come quella di Fusei Kise introdussero anche gli altri tre, adattati ai principi dello stile) e gli allievi di Soken sostengono che in origine fossero chiamati Channan dai e sho, per cui l’appellativo di Pinan sarebbe stato dato se non da Soken, da suo zio Nabe Matsumura. Inoltre, alcuni hanno ipotizzato che Soken li abbia imparati dal suo amico Choshin Chibana (sappiamo con certezza, grazie ad una dichiarazione di Soken stesso, che fu proprio Chibana ad insegnargli il Naihanchi sandan), o presso il Ryukyu Tode Kenkyukai, e li abbia inseriti nella sua scuola. Questa è una tesi criticata da molti praticanti, ma ritenuta plausibile da molti ricercatori.

 

Veniamo ora all’origine. Ci sono varie teorie su come siano nati:

 

-sarebbero stati creati da Itosu condensando in forma semplificata in pochi kata i principi che si ritrovano in modo più raffinato e completo nei kata superiori, soprattutto nei kushanku, ma anche del passai, chinti ecc.
 

-Itosu avrebbe imparato da un naufrago cinese a Tomari (o monaco fuggito dal tempio Shaolin del sud, o funzionario Qing; o maestro cinese scappato dopo la rivolta dei Boxer del 1900; o un misto di tutti e tre secondo McCarthy, di nome Anan, Chiang Nan o Chinto), un kata chiamato channan, che avrebbe riformulato e diviso fino a creare prima un kata, poi ulteriormente suddiviso fino ad arrivare a cinque, e vi avrebbe inserito anche tecniche e principi di altri kata soprattutto il kushanku (secondo Shinkin Gima) ma anche il chinti, passai ecc.
 

-Sokon Matsumura avrebbe portato dal tempio Shaolin in Cina (o da un funzionario cinese) due kata chiamati channan dai e channan sho, (che rappresenterebbero lo stile della tigre)o li avrebbe formulati in seguito alle conoscenze apprese.
 

-il cinese In Shu Ho avrebbe insegnato le prime due forme a Matsumura, e avrebbe addirittura aiutato Itosu a formulare le altre (teoria non suffragata, a quanto risulta, da indizi o prove, e riportata solo a titolo informativo; estremamente improbabile).

 

Queste le teorie sull’origine, tutt’altro che chiare. Come già enunciato nell’articolo sui channan, diverse fonti confermerebbero l’esistenza di questo kata perduto, progenitore degli attuali pinan, ma non si conosce né da dove derivi il nome (nome di persona? un luogo?), né di che stile cinese sia originario (stile della tigre o stile dell’Arhat/Pugno del Monaco? o altro?). L'unica cosa che si sa per certo è che è sempre stata fatta dagli storici dell’arte un’associazione channan-pinan (Kenwa Mabuni, ma anche Hiroshi Kinjo, ci dicono addirittura che anticamente i pinan erano chiamati channan, e molti Maestri anziani parrebbe li usassero come nomi alternativi. Perciò, il cambio di nome potrebbe essere avvenuto tempo dopo la loro “creazione”, mentre vari allievi di Soken sostengono che in origine i suoi pinan fossero chiamati channan dai e sho), e anche la relazione che intercorrerebbe con il kata kushanku (Kentsu Yabu sosteneva che se non si ha tempo di praticare tutti i pinan, si pratichi il kushanku).  

 

Veniamo ora al numero, cosa che sembra più certa. Sempre secondo Chokki Motobu, nel solito articolo del 1934, Itosu avrebbe formalizzato dapprima un unico kata, il Pinan no kata, che Motobu, conoscitore del famigerato channan, avrebbe visto coi suoi occhi e avrebbe descritto come molto molto simile. Col tempo, probabilmente aiutato dai suoi collaboratori anziani come Kentsu Yabu e Chomo Hanashiro, per rendere l’allenamento più progressivo e organizzato, lo avrebbe suddiviso ulteriormente in cinque kata, tuttavia Motobu ci dice anche che Itosu li modificò varie volte durante la sua restante vita, perciò ne avrebbe sperimentato varie versioni prima di arrivare alla forma finale, e forse ciò potrebbe spiegare le differenze tra i suoi allievi. Un suo studente, Hisateru Miyagi, sostiene che Itosu insegnasse con passione i primi tre pinan e tralasciasse un po' gli ultimi due. Secondo Shugoro Nakazato della scuola Shorinkan, il suo Maestro, Chosin Chibana, avrebbe creato a sua volta un sesto pinan, che tuttavia non sarebbe stato diffuso.  

 

Veniamo ora allo scopo per cui li creò. Come già specificato negli articoli sui kata scolastici (clicca qui per leggere l'articolo) e sul karate scolastico (clicca qui per leggere l'articolo), lo scopo primario di Itosu era mettere a punto dei kata che andassero bene per insegnare a gruppi di studenti, fornirgli una formazione di base ponendo l’accento sulla formazione morale in vista pre-militare. Per evitare incidenti durante la pratica, e renderla fruibile al vasto pubblico (perciò un insegnamento “indiscriminato”, mentre prima ogni allievo, prima di diventare tale, era vagliato attentamente dal Maestro, per assicurarsi di poter trasmettere le conoscenze in tutta tranquillità a persone di sani principi, e non ad attaccabrighe data l’estrema pericolosità dell’arte). Le tecniche di Tuidi, Tegumi e Kyusho, ossia le conoscenze più raffinate, sarebbero state tenute segrete e trasmesse solo ai suoi allievi personali, mentre per i ragazzi vennero create semplici combinazioni di parata-attacco, utilizzando non le mani aperte, più pericolose, bensì il pugno chiuso. Per cui, secondo molti, liquidare i pinan come semplici esercizi per bambini non è corretto! Itosu era un Maestro dalle profonde conoscenze, ed è appurato che insegnasse a scuola in un modo (appunto scolastico), al dojo in un altro (ci sono molte conferme di ciò, la più autorevole è quella di Choshin Chibana, il quale durante un'intervista dichiarò: "Mentre Itosu insegnava il Karate scolastico a scuola, nel suo dojo insegnava il Ti, il quale aveva un forte “aroma” di Bujutsu. Il Karate divenne richiesto all'Okinawa Kenritsu Dai-Ichi Chugakko ed all'Okinawa Shihan Gakko". Per leggere l'intervista clicca qui), perciò è naturale che su uno stesso movimento, a seconda del suo interlocutore si esponesse in maniera differente a seconda dello scopo che intendeva perseguire, ed è fattibile che facesse lo stesso coi Pinan: agli studenti delle scuole ponendo l’accento sul piano educativo e di educazione fisica, ai suoi allievi privati insegnando le applicazioni e i principi che aveva condensato in maniera semplificata dal famigerato channan (forse), dai kata superiori, ecc e in base alla sua esperienza.  

 

Di base, quasi tutti i suoi allievi adottarono i pinan: da Chibana che si ritiene li abbia trasmessi nella sua forma finale in modo più fedele, a Kenwa Mabuni fondatore dello Shito-ryu, Yabu e Hanashiro, Tokuda ecc. Chi li fece diventare tanto famosi in tutto il mondo è colui che, a detta di Shinkin Gima, li apprezzava talmente tanto da essere conosciuto come “Maestro Pinan”, ossia Gichin Funakoshi.  

Secondo alcuni, Funakoshi non imparò direttamente i pinan da Itosu, bensì li apprese dal suo grande amico Kenwa Mabuni, più giovane di lui, intorno al 1919 (secondo Ryozo Fujiwara, e ciò spiegherebbe le somiglianze tra le versioni di Mabuni e Funakoshi, nonché il fatto riportato da Hironori Otsuka, riguardo al fatto che Funakoshi gli insegnò i kata ma Mabuni notò e corresse alcuni errori intorno al 1928); Shinkin Gima sostiene che Funakoshi imparò i kata intorno al 1922 poco prima di partire per il Giappone, per cui potrebbe aver avuto la necessità di perfezionarli in seguito con Mabuni. Tuttavia, una testimonianza del contrario ce la dà Shoshin Nagamine, il quale ricorda che nel 1916, assistendo a una dimostrazione pubblica a Tomari, vide un gruppo di bambini eseguire proprio i pinan sotto la guida di Funakoshi. Essendo un insegnante, se non li imparò direttamente da Itosu (cosa possibile, poiché era un suo allievo anziano e inoltre alcune fonti ci dicono che frequentò Itosu per meno tempo rispetto agli altri maestri, come puntualizza Kanken Toyama), potrebbe averli imparati da un altro allievo del grande maestro (probabilmente Mabuni, di cui era grande amico, ma forse anche Yabu e Hanashiro, o forse nel primitivo Kenkyukai), e il fatto che Itosu li cambiò nel corso della sua vita potrebbe spiegare le lievi differenze presenti nella sua esecuzione: ne aveva imparato forse una versione precedente?

Infatti, vedendo le sue foto, si notano alcune differenze ma ciò non deve stupire più di tanto, ogni Maestro studiava i principi dei kata e li elaborava secondo la sua visione, per cui alcuni cambiamenti potrebbe averli fatti lui stesso in base alla sua esperienza e alle sue idee. Nella sua prima pubblicazione del 1922, “Karate Jutsu”, vediamo che Funakoshi trasmette i pinan (salvo le piccole differenze come già puntualizzato) secondo i canoni e principi okinawensi; intorno agli anni ‘30 (e il libro Karate Do Kyohan del 1935 prova questo cambiamento), le differenze si fanno più marcate (es. le posizioni si allungano, alcune tecniche a livello basso diventano a livello medio, ecc) e inverte il primo pinan con il secondo, convinto fosse più complicato, e desiderando rendere più progressivo l’insegnamento. Comincerà inoltre a descrivere i pinan come heian (ossia la trasposizione in giapponese della parola pinan, perciò non si tratta di un cambio di nome, ma di una traduzione); il motivo è il clima che si respirava in Giappone in quel periodo, un clima di forte militarismo e nazionalismo (anche e sopratutto del Butokukai, l’organismo governativo che regolava la pratica delle arti marziali in modo ufficiale), per cui usare nomi giapponesi invece che cinesi avrebbe agevolato lo sviluppo dell’arte marziale “giapponese” (infatti col tempo avrebbe cambiato i nomi anche di altri kata). 

 

A dispetto di tutti i punti oscuri sulla storia di questi kata, una cosa rimane certa: furono usati da Itosu per introdurre lo studio del To De nelle scuole. Li usò come “cavallo di Troia” per introdurre un’antica e letale arte marziale okinawense, all'interno delle scuole, ormai gestite dai giapponesi, e da lì partì l’inizio della diffusione in tutto il mondo.  

 

Pinan shodan eseguito nelle diverse scuole:

Shorin-ryu video qui

Shito-ryu video qui

Shotokan video qui

Tang Soo Do video qui

Tae Kwon Do video qui

 

 

Per maggiori informazioni potete leggere:

"Karate Shorin-ryu: kata parte 2" (clicca qui)

 
"Karate Shorin-ryu: kata" (clicca qui)

"Karate Shorin-ryu: L'eredità delle guardie del re di Okinawa" (clicca qui)

"La leggenda dei maestri di Karate di Okinawa. Biografie, curiosità e misteri"  (clicca qui)

"Manuale del Karate e del Kobudo di Okinawa" (gratis qui)