KARATE NI SENTE NASHI, DAVVERO NON C’È PRIMO ATTACCO NEL KARATE?

Articolo a cura di Emanuel Giordano 

Karate ni sente nashi, cioè “non c’è primo attacco nel Karate” è un detto molto famoso nella nostra arte marziale. Ma cosa significa realmente? Vediamo di seguito le interpretazioni date da alcuni famosi maestri di Karate, e cerchiamo poi di contestualizzarle e interpretarle al meglio:
 
Funakoshi Gichin, estratto da “Okinawa no bugi” (3a parte), gennaio 1914
Dai tempi antichi si trasmette un messaggio di valore: “Karate [Tode] ni sente nashi”. È stato tramandato fino ai giorni nostri come importante lezione educativa per i giovani allievi. Senza una spiegazione, però, è possibile che esso appaia in contraddizione con l’applicazione pratica nella realtà odierna. Il controllo preventivo del ki è il deterrente strategico più efficace nella difesa personale [vincere senza combattere, scoraggiando l’attacco dell’avversario con il proprio atteggiamento]. Tuttavia se non si può raggiungere questo risultato [scoraggiare l’aggressore], allora si deve cercare di raggiungerlo al livello successivo del confronto [durante il primo attacco che si riceve]. Se e quando questi concetti vengono applicati al Karate, il difensore può sopraffare il proprio avversario ricevendo il suo attacco e poi contrattaccando [quindi usando il principio go no sen]. Tuttavia, si può violare il principio “karate ni sente nashi” quando è in gioco la nostra vita per la nostra nazione, o quando qualcuno sta per ferire o uccidere i nostri genitori, moglie o figli.
 
Motobu Choki, estratto da “Watashi no Tode-jutsu”, 1932
Esite un detto noto nel Budo che recita “Karate [Tode] ni sente nashi” e che viene spesso interpretato come “non c’è primo attacco nel Karate”. Sfortunatamente questa frase viene terribilmente fraintesa, specialmente da coloro che la interpretano letteralmente e insegnano basandosi su questa errata interpretazione. Io non credo che attaccare per primi sia sbagliato! Ad ogni modo, per evitare malintesi, fatemi aggiungere che attaccare qualcuno senza una buona causa non fa parte dello spirito del Budo. Inoltre penso che la maggioranza dei lettori comprenda già che questa deve essere la nostra priorità nell’allenamento fisico e spirituale. Perciò, secondo la mia personale opinione, “Karate ni sente nashi” è una frase che ci deve ricordare di non colpire né ferire mai nessuno senza una giusta causa, e di mantenere l’autocontrollo in ogni momento. Quando combattete dovete farlo con determinazione, altrimenti l’avversario può ferirvi gravemente. Per queste ragioni, quando è certo che stia per cominciare un combattimento, la cosa più importante è vincere! Questo obiettivo si può raggiungere attaccando per primi! La comprensione di questa ipotesi pone il significato del detto sotto un’altra luce, e consente di comprendere perché attaccare per primi sia uno strumento necessario.
 
Chibana Choshin e Nagamine Shoshin, estratto da “Taidan” (1a parte),  24 settembre 1957
Chibana: Si dice spesso "Karate ni sente nashi", che significa valorizzare il rispetto e la cortesia. 
 
Nagamine: Ci sono tre tempistiche; "Sen no sen", "Sen" e "Go no sen". Non dovremmo mai dare inizio alla violenza, quindi l'uso di "Go no sen" è l'ideale. In altre parole, significa che dobbiamo resistere a violenze irragionevoli. Sokon Matsumura (nome cinese: Wu Chengda, nome d'arte: Unyu, segretario dei tre grandi re Sho Ko, Sho Iku e Sho Tai) andò in Cina e a Satsuma. Imparò il Tode in Cina e il Jigen-ryu [Ken-jutsu] di Satsuma, ed è considerato l'antenato del Karate-do. C'è un passo nelle "Sette virtù di Bu", in una pergamena che è stata regalata al suo discepolo preferito, Ryosei Kuwae, che recita: “Il Bu [arti marziali] proibisce la violenza, disciplina i soldati, mantiene il controllo tra le persone, riconosce i risultati, dà alle persone la pace della mente, mantiene l'armonia tra le persone e rende le persone più ricche.” Itosu sensei aprì al grande pubblico il [mondo del] Karate, che allora era solo per la classe Samurai [i nobili], e propose i 10 precetti del Budo al governo dell'epoca in Meiji 41 (1908). Sottolineo che il Budo è un modo per ottenere una vita lunga e sana, e dovrebbe essere incluso nel sistema educativo scolastico.
 
L’articolo “Taidan” completo, assieme a molti scritti inediti dei grandi maestri di Karate, è disponibile nel libro “Karate no buyuden – la storia eroica del Karate” (link: https://www.amazon.it/dp/B08TYJNYSP)
 
Interpretazioni:
I tre scritti sono di epoche diverse, nonché pubblicati in maniera differente. Difatti mentre il primo e il terzo provengono da articoli di giornale, il secondo proviene da un libro. 
 
Funakoshi sensei presenta questo concetto sottolineando l’importanza di evitare “il primo attacco” durante uno scontro, preferendo invece usare il deterrente dell’atteggiamento psicofisico (vincere prima di combattere), o il principio go no sen (difesa e poi contrattacco), ma al contempo suggerisce di ignorare questa regola qualora la gravità della situazione lo richieda. Quindi, sebbene egli inviti ad utilizare il principio “Karate ni sente nashi”, ci dice anche di ignorare lo stesso durante le situazioni più gravi, dove l’iniziativa è invece importante. Questo, nel mondo attuale, può esser considerato anche un buon consiglio “legale”, dove l'eccesso di legittima difesa è un rischio a cui si può andare incontro. Da notare anche l’invito ad ignorare il principio qualora si stia combattendo per il proprio Paese, cosa che può apparire curiosa detta da Funakoshi, ma che in realtà è pienamente sensata dato il periodo storico in cui l’articolo fu scritto, cioè un periodo dove il nazionalismo era predominante in Giappone.  
 
Motobu sensei ci fornisce invece un’altra interpretazione importante e, a mio avviso, non in contrasto con la precedente. Egli di fatti invita a non prendere alla lettera questo principio, e a non basare il proprio insegnamento su di un’interpretazione superficiale dello stesso. Motobu sensei, in maniera molto pragmatica, spiega come l’attaccare per primi sia una scelta strategica vincente, e questo integra la seconda parte del discorso fatto da Funakoshi sensei. Tuttavia spiega anche che ciò non autorizza ad attaccare altre persone senza aver una buona ragione per farlo, e che questo comportamento sia in contrasto con lo spirito marziale. Ciononostante, egli non ci dice di evitare assolutamente le altre strategie (es. go no sen), ma bensì di non condannare l’utilizzo di un attacco preventivo. Difatti, molti esercizi di kumite da lui trasmessi rispecchiano anche il principio di difesa e contrattacco, sebbene eseguito in maniera differente dall’interpretazione moderna del Karate giapponese.
 
Chibana sensei non ha scritto molto sull’argomento, ma quello che disse rispecchia parte delle due interpretazioni qui sopra, quella sullo spirito del Budo. Nagamine sensei invece ci dà una spiegazione più approfondita ma parzialmente in contrasto con le precedenti. Egli infatti dichiara che sarebbe ideale usare sempre il go no sen, cosa che sembra un rafforzamento ulteriore di quanto scritto da Funakoshi sensei. Anche questa dichiarazione, però, va contestualizzata. Se esaminiamo la parte finale del suo discorso, nonché l’anno di pubblicazione dell’articolo, possiamo comprendere il perché di questo punto di vista. Siamo nel secondo dopoguerra, periodo di grande sofferenza per il popolo okinawense, il quale aveva bisogno di vedere il Karate come qualcosa di più pacifico e costruttivo di quanto già non sia. Il messaggio di Nagamine sensei, però, non era solamente rivolto al popolo, ma anche alle autorità, le quali avrebbero potuto supportare maggiormente la crescita del Karate sull’isola. Al fine di perorare questa causa, egli cercò quindi di eliminare ciò che potesse far erroneamente apparire il Karate come qualcosa di violento, come ad esempio l’idea di un attacco preventivo, il quale potrebbe esser scambiato per una vera e propria aggressione da chi non pratica arti marziali, e da chi non conosce i principi della difesa personale.
 
PER MAGGIORI INFORMAZIONI POTETE LEGGERE:
"Karate no buyuden - la storia eroica del Karate" (clicca qui)
 
"Karate Shorin-ryu: kata parte 2" (clicca qui)

 
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"Manuale del Karate e del Kobudo di Okinawa" (gratis qui)