ALLA RICERCA DELL’ANTICO KATA NAIHANCHI, TRA MITO E REALTÀ
05.04.2022 16:56
Articolo di Manuel Vignola
Il Naihanchi è uno dei kata più famosi del Karate okinawense, considerato da inizio 1900 in poi la base degli stili di Shuri e Tomari (i più famosi estimatori e studiosi di questo kata furono Anko Itosu e Choki Motobu, il quale fondò praticamente su questo unico kata tutta la sua didattica). Tuttavia, per forme così rinomate e antiche, come spesso accade le fonti storiche, soprattutto per un’arte come il Karate vissuta nell’ombra e nella segretezza per moltissimi anni, sono estremamente dubbie e lacunose. Una delle tante teorie riporta che Ason, uno delle due guardie personali del Sapposhi cinese giunto a Okinawa nel 1866-1868, insegnò questo kata, presumibilmente nato con scopi di addestramento militare, con il nome Daipochin (“combattere su una superficie irregolare”); il kata sarebbe stato appreso da Ufu Giko (secondo quanto detto da Shugoro Nakazato a Scott Mertz) e trasmesso a Kosaku Matsumora di Tomari, perciò secondo questa ipotesi il kata avrebbe una origine nella zona di Tomari. Il ricercatore Akio Kinjo nel 1960 avrebbe invece conosciuto in Yonabaru un agopuntore esperto nello stile taiwanese della Gru Bianca Qiu Ban Ban Si Ban Quan, il quale annoverava tra le forme insegnate un kata chiamato Neixi caratterizzato dalla tecnica di gambe namigaeshi, la stessa usata nel Naihanchi; da ulteriori accertamenti, nel dialetto del Fujian Neixi veniva pronunciato Nohanchi, e Kinjo lo ritiene il precursore del Naihanchi okinawense. Altri sostengono sia stato importato dal Fujian da esponenti del cosiddetto Naha-te come Kanryo Higaonna, che lo avrebbe inserito nel curriculum di insegnamento come “Koshiki Naihanchi” e dopo un iniziale periodo sarebbe stato eliminato da Chojun Miyagi dopo la Seconda Guerra Mondiale. Altri ancora sostengono sarebbe stato imparato da Sokon Matsumura (o addirittura da Kanga Sakugawa) durante i suoi studi in qualche tempio Shaolin del Fujian. Secondo Ryozo Fujiwara e Shinkin Gima, Anko Itosu avrebbe imparato questo kata da un naufrago cinese che abitava nelle caverne intorno Tomari. Queste sono solo alcune delle innumerevoli teorie che circolano su questo kata, tralasciando le dicerie comuni che lo vedono come forma per combattere in equilibrio sulle barche, scogli, o tra i sentieri delle risaie, o ancora per fare da scudo ai reali okinawensi nei corridoi del palazzo da eventuali aggressori.
Quanto alla forma, anche qui le teorie si sprecano: c’è chi sostiene che esistesse una “forma lunga” imparata da Sokon Matsumura e suddivisa successivamente in due, come sostengono i praticanti di Mastumura Seito, o sempre una “forma lunga” divisa da Anko Itosu nei tre Naihanchi odierni, o che l’attuale Naihanchi sia solamente una porzione di un più antico e perduto kata cinese, o ancora che Itosu abbia sviluppato ex novo il secondo e terzo Naihanchi includendo via via principi più sofisticati per rendere l’apprendimento più organizzato al momento dell’introduzione nelle scuole, quest’ultima teoria è quella che ritengo più probabile e trova riscontro altresì nei lavori di Hiroshi Kinjo.
Anche per quanto riguarda la linea di trasmissione del kata le informazioni sono estremamente lacunose e discordanti:
• secondo alcuni il kata ha avuto origine nel cosiddetto Naha-te con Kanryo Higaonna, e da lì sarebbe successivamente stato importato nello Shuri-te e Tomari-te, per scomparire poi nello stile di Naha salvo per un breve periodo in cui sarebbe stato insegnato da Chojun Miyagi nel Goju-ryu, tuttavia sappiamo che Miyagi spesso scambiava conoscenze con Anko Itosu e Meitoku Yagi, l’unico suo allievo che portò avanti il Naihanchi nel Goju-ryu, eseguiva un kata in linea con le caratteristiche di Itosu;
• secondo altri l’origine sarebbe da ricercare nel Tomari-te e con Kosaku Matsumora (o con Gusukuma, maestro di Itosu) il kata si sarebbe diffuso a Shuri; perciò Sokon Matsumura secondo questa ipotesi non lo avrebbe insegnato, e ciò sarebbe confermato dal fatto che praticamente nessun allievo suo dichiarò di avere appreso questo kata (Kyan Chotoku, Chogi Yoshimura); tuttavia Motobu spiega chiaramente le differenze tra il Naihanchi di Matsumura di Shuri e Itosu (vero che Matsumura e Matsumora in dialetto okinawense sempre Machimura si pronuncia, ma i kanji sono differenti, e Machimura di Shuri è indicativo della provenienza del kata);
• secondo ancora altri il kata sarebbe stato importato nel corso del 1800 dalla Cina nel cosiddetto Shuri-te (dove venne modificato ed adattato alla mentalità okinawense), da dove si sarebbe diffuso nel Tomari-te (secondo Choshin Chibana questo stile è una sintesi dei metodi praticati sia a Naha che a Shuri, con influenze cinesi nel corso della seconda metà del 1800); quest’ultima ipotesi la ritengo personalmente la più probabile, poiché sia Seikichi Hokama che Iken Tokashiki (erede di Seyu Nakasone del Tomari-te) nominano più di un Naihanchi ed essendo, secondo le ricerche più recenti, Itosu ad avere creato il secondo e terzo Naihanchi, questa affermazione avvalorerebbe quanto sostenuto da Chibana riguardo alle conoscenze marziali di Shuri migrate a Tomari a più riprese;
Sulla base delle testimonianze sia dirette, che date dalla comparazione delle varie versioni, proviamo a stilare una serie di caratteristiche che presumibilmente aveva il vecchio Naihanchi, tenendo però a mente che trattasi per la maggior parte di ipotesi, ogni Maestro modificava il kata in base alle sue idee, talvolta fondendo più versioni in una unica forma, e inoltre era uso comune spiegare i concetti differentemente a seconda del livello, delle conoscenze e delle caratteristiche di ciascun allievo:
-Tendenzialmente la posizione di partenza prevede la mano sinistra aperta che copre la destra, anch’essa aperta, ma in alcune versioni (Choki Motobu nel libro di Konishi, nonché la versione Tachimura) la posizione iniziale prevede una mano a pungo racchiusa nell’altra (in modo simile alla posizione di partenza del kata Passai /Bassai).
-si ritiene comunemente che la vecchia posizione adottata fosse con i piedi non rivolti verso l’interno bensì paralleli e rivolti in avanti (come Choki Motobu, Chomo Hanashiro e Gichin Funakoshi nel libro Rentan Goshin Karate Jutsu del 1925) o una posizione con le punte dei piedi rivolte infuori (come le versioni diffuse a Tomari, il Tachimura no Naihanchi o la posizione adottata da Kentsu Yabu e da Shin’ei Kaneshima della scuola Ishimine-ryu, o ancora Gichin Funakoshi in Karate Do Kyohan del 1935); sappiamo che nel suo libro Watashi no Karate Jutsu del 1936 Choki Motobu criticò la posizione introdotta da Anko Itosu, con le punte dei piedi rivolte all’interno (presente nelle scuole derivate dagli insegnamenti di Choshin Chibana, Chotoku Kyan, Hohan Soken) chiamandola “piccola tartaruga” e giudicandola pericolosa in un combattimento; tuttavia, come riporta Kentsu Yabu, il Naihanchi era la specialità di Itosu tanto che anche il suo amico Anko Asato, studente di Matsumura, riconobbe la sua esecuzione come la migliore del suo tempo. Si ritiene che questa modifica sia stata adottata per allenare i muscoli del tronco (concetto di gamaku) forse integrando concetti tipici di un altro kata di base abbandonato generalmente dalle scuole Shorin, il Sanchin.
-Si ritiene che il vecchio Naihanchi iniziasse da destra (come Chomo Motobu, Tachimura, le versioni tipiche di Tomari, Shine’i Kaneshima, Higa no Naihanchi della scuola Bugeikan) e non da sinistra, modifica forse introdotta da Anko Itosu (Gichin Funakoshi, Kenwa Mabuni, Choshin Chibana, Kentsu Yabu, Chomo Hanashiro, ecc).
-La prima tecnica sarebbe stata un namigaeshi (calcio a onda di ritorno) seguito da un haishu uke (come Chomo Hanashiro e Kentsu Yabu, Gichin Funakoshi, le versioni di Tomari), invece dell’haito tipico delle versioni post Itosu unito all’assenza del primo namigaeshi (Choshin Chibana e scuole derivate da lui e da Chotoku Kyan, Kenwa Mabuni, Hohan Soken ecc); anche questa sarebbe una modifica di Itosu il quale aveva la preferenza nell’afferrare e tirare a sé l’avversario dopo averlo intercettato.
-Il modo di camminare nel Tomari Naihanchi e derivati prevede dei passi eseguiti alzando molto il piede, mentre Choki Motobu (concetto seguito praticamente da tutti gli altri) prevedeva dei passi di transizione in kosa dachi senza alzare il piede in modo da evitare di ferirsi le piante dei piedi colpendo con forza il suolo dopo aver alzato il piede.
-La tecnica del kagi tsuki di fronte al petto sarebbe una variazione recente (Choki Motobu, Choshin Chibana, Gichin Funakoshi, Kenwa Mabuni, Kentsu Yabu, Chomo Hanashiro, ecc). Nell’intervista condotta da Shoshin Nagamine nel 1936, Choki Motobu ricorda che lo stile di Matsumura di Shuri in origine prevedeva un colpo diretto verso l’alto con la tecnica hirate (come dall’unico video diffuso sembrerebbe essere presente nell’Ishimine-ryu); in alcune scuole (Chomo Hanashiro, Higa no Naihanchi, Tachimura no Naihanchi, alcune scuole di Matsumura Seito) il pugno viene dapprima allungato e poi riportato di fronte al petto per addestrare l’allievo a ritirare con forza indietro il colpo dopo averlo lanciato senza portarlo al fianco (concetto caldeggiato da Choki Motobu). Da notare che le versioni attuali eseguite a mano aperta sono modifiche recenti (nel Gohaku-ryu Seyu Nakasone introdusse questo metodo di eseguire il kata a mani aperte, nello Shito-ryu viene trasmesso il Kaishu Naihanchi).
-La tecnica di pugno comunemente eseguita come uraken può essere eseguita in vari modi a seconda dell’applicazione preferita, Choshin Chibana optava per un pugno caricato dall’interno, Morinobu Maeshiro della scuola Shidokan sposta verso l’esterno e colpisce, Gichin Funakoshi segue lo stesso concetto in maniera differente, Choki Motobu e Kentsu Yabu colpiscono direttamente dalla posizione frontale, ecc. In alcune versioni tale tecnica sarebbe addirittura un pugno rivolto all’indietro (Ishimine-ryu, Shinpan Gusukuma) che precede il cosiddetto yoko uke.
-La tecnica dello yoko uke veniva effettuata con il dorso all’infuori (Choki Motobu, Chomo Motobu, Kanken Toyama, Tomari Naihanchi, Ishimine Naihanchi ecc) piuttosto che con il polso ruotato all’esterno, modifica derivata da Itosu e criticata da Motobu.
-Di base vengono eseguiti due namigaeshi, uno da un lato e uno dall’altro (Choshin Chibana, scuole derivate da Chotoku Kyan, Kenwa Mabuni, Choki Motobu, ecc), tuttavia nelle vecchie versioni vi erano più calci di questa tipologia oppure tendente più a dei pestoni a terra, ad esempio durante i transiti nella posizione kosa dachi (Chomo Motobu, Tomari Naihanchi, Kenstu Yabu, Gichin Funakoshi, Chomo Hanashiro, ecc). Altre versioni utilizzano ancora più calci (Ishimine-ryu) e alcune meno (vedasi la versione di Motobu presentata da Yasuhiro Konishi).
-Il secondo yoko uke sarebbe una introduzione post Itosu secondo Choki Motobu (che nonostante ciò in una delle sue due versioni insegnate lo usa, come nel libro Watashi no Karate Jutsu del 1936), il quale avrebbe reso più evidente una tecnica in origine nascosta (versione presentata da Motobu nel libro di Yasuhiro Konishi, Ishimine-ryu, Tachimura Naihanchi) per renderla più facilmente assimilabile.
-Il morote tsuki allo stato attuale viene insegnato a livello medio, mentre un tempo (Ishimine-ryu), secondo quanto riportato da Choki Motobu, veniva indirizzato verso l’alto, e Katsuya Miyahira spiega la motivazione: in origine era una tecnica per afferrare il ciuffo del nemico, allo stato attuale questa acconciatura è stata eliminata per cui l’applicazione del kata è variata anch’essa.
Tirando le somme di questa breve esposizione, possiamo desumere che esistono una varietà di versioni di questo kata, talvolta variano da Maestro a Maestro seppur la fonte sia stata la stessa, ma oltre a quanto precedentemente detto (ogni Maestro adeguava l’insegnamento a seconda dell’allievo e ciascuno integrava le conoscenze acquisite e rimodellava i kata secondo le sue concezioni) bisogna considerare altresì le modifiche effettuate nel corso del tempo per indirizzare il praticante della propria scuola verso un’applicazione prediletta piuttosto che verso le altre, nonché le modifiche effettuate con il cambio delle esigenze del tempo; tuttavia i principi di base rimangono gli stessi e questo kata si conferma come uno dei più importanti di tutto il Karate okinawense, contenendo al suo interno un addestramento sofisticato al movimento del corpo e al suo rafforzamento, sofisticati principi di movimento, una pletora di tecniche estremamente efficaci a corta rdistanza, le basi delle tecniche di pugno nonché tutta una serie di tecniche di Tuidi (manipolazione articolare) e attacchi ai punti deboli del corpo (chibu nigakiree).
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"Karate no buyuden 2 - la storia eroica del Karate, parte seconda" (clicca qui)
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"Manuale del Karate e del Kobudo di Okinawa" (gratis qui)