Okinawa

Okinawa è l’isola maggiore dell’arcipelago delle Ryukyu, ed è situata 640 km a sud rispetto al Giappone. Ad ovest è bagnata dal mar Cinese orientale, mentre ad est dall’oceano Pacifico.
La maggior parte delle città si trova nella parte centro-meridionale, mentre la parte settentrionale è ricoperta da foreste. La sua posizione all’interno della fascia tropicale la rende facile bersaglio dei tifoni estivi che si creano nel Pacifico del sud. Dopo esser stata devastata dall’omonima battaglia, durante la seconda guerra mondiale, l’isola è stata in parte occupata dagli americani, i quali hanno tuttora 14 basi militari dislocate sull’isola. La città principale e Naha, la quale ha inglobato Tomari e Shuri, l’antica capitale del regno. Nel XIV secolo l’isola era divisa in tre regni, uno a nord (Hokuzan), uno al centro (Chuzan) ed uno a sud (Nanzan). I tre regni entrarono in guerra per la supremazia, e nel 1429 re Sho Hashi, re del regno centrale, unì 
definitivamente l’isola sotto il suo dominio, dando iniziò alla prima dianstia Sho. Shuri divenne la capitale di tutto l’arcipelago, ed il suo omonimo castello fu costruito nel 1427. Il regno delle Ryukyu venne ufficializzato dall’imperatore cinese, al quale era soggetto. Dopo l’unificazione del regno, vennero requisite le armi, per prevenire possibili rivolte. Si dice che questa scelta diede una grande “spinta” allo sviluppo delle arti marziali a mani nude, o con armi improvvisate.
 La cultura e l’architettura rispecchiavano le corrispondenti cinesi e, quando nel 1469, re Sho Toku morì senza eredi, la corte cinese mise sul trono re Sho En, un servitore che dichiarò di essere il figlio di Sho Toku. Fu così che nacque la seconda dinastia Sho, la quale conobbe il massimo splendore sotto il suo secondo sovrano, Sho Shin. La seconda dinastia Sho fece costruire il Tamaudon, ovvero il mausoleo reale dove riposano i membri delle suddetta dinastia. Per circa duecento anni, vissuti in pace, il regno prosperò tramite i commerci in tutto il sud-est asiatico, arricchendosi economicamente e culturalmente. Un classico esempio è rappresentato dalla Beni imo, la patata dolce di Okinawa dal tipico color viola. 
Le origini di questo tubero sono cinesi, ma venne importata ad Okinawa da un commerciante, e successivamente si diffuse su tutta l’isola. Senza questa patata il regno non sarebbe prosperato, inquanto i tifoni distruggevano le risaie, privando il popolo dell’alimento principale.
 Questa pianta è invece molto robusta, ed è in grado di crescere su ogni terreno. Grazie ad essa, durante il regno delle Ryukyu, il popolo non patì carestie. Ma senza i commerci tale tubero non sarebbe mai approdato ad Okinawa, limitando così l’espansione del regno. L’arrivo dei vascelli europei, con i rispettivi mercanti, fu un duro colpo all’economia del regno, la quale si basava totalmente sul commercio. Ma il peggio doveva ancora arrivare. Quando nel 1590 Hideyoshi Toyotomi progettò d’invadere la Corea per poter poi attaccare la Cina, chiese sostegno al regno delle Ryukyu che, essendo subordinato all’impero cinese, ovviamente rifiutò. I giapponesi non dimenticarono l’affronto e, dopo il fallimento dell’impresa e la caduta di Hideyoshi, lo shogunato Tokugawa autorizzò la famiglia Shimazu, signori del dominio meridionale Satsuma (attualmente la provincia di Kagoshima), ad invadere le Ryukyu. Nel 1609 avvenne l’invasione, la quale fu minimamente contrastata, e che terminò con la deportazione ad Edo (il nome di Tokyo prima di diventare capitale) di re Sho Nei. Due anni dopo il re fu liberato e le Ryukyu ottennero una certa libertà, rimanendo comunque soggette ai Satsuma, i quali annessero al proprio dominio le isole dell'arcipelago Amami-Oshima, imposero il pagamento di tributi al regno, requisirono molti dei beni collettivi ed imposero un nuovo bando sul possesso di armi. Tramite il regno delle Ryukyu i Satsuma poterono commerciare con gli olandesi e con i cinesi, “aggirando” il divieto di commerciare con gli stranieri imposto del governo giapponese. 
Nel 1853 il vascello militare del Commodoro Perry attraccò al porto di Tomari, costringendo il regno delle Ryukyu a firmare un trattato commerciale, cosa che avrebbe successivamente ripetuto con lo shogunato Tokugawa, causandone la caduta. 
La successiva restaurazione Meji riportò sul trono giapponese l’imperatore, il quale sciolse il regno delle Ryukyu e depose re Sho Tai, l’ultimo sovrano, nel 1879, nominandolo marchese e esiliandolo a Tokyo. Dopo la sanguinosa battaglia di Okinawa, l’isola rimase sotto il controllo degli Stati Uniti, il quale durò fino al 1972. La cultura di Okinawa è stata profondamente influenzata dalla propria storia e dai commerci, differendo significativamente da quella giapponese. Ad esempio gli Shisa, metà cani e metà leoni, sono statue poste all’ingresso delle abitazioni, con il compito di allontanare gli spiriti maligni. Poi non possiamo non sottolineare che anche la cucina, la musica, l’architettura e perfino le sepolture sono assolutamente uniche.
Si pensi che, nonostante le religioni più diffuse siano il Buddhismo e lo Scintoismo, nulla è più importante che del culto degli antenati. Gli okinawensi costruiscono tombe simili alle antiche corrispondenti cinesi, dette a “guscio di tartaruga”, le quali contengono i resti di singoli individui, o di intere famiglie, o di interi villaggi! I discendenti dei defunti usano pulire accuratamente le tombe durante le festivita, e pranzare nel cortiletto antestante la tomba, in maniera da omaggiare gli antenati. 
È poi presente in ogni abitazione un altarino dedicato agli avi.
La cortesia, il rispetto e l’ordine sono di casa ad Okinawa. Pur non conoscendovi, non avendo interessi particolari nei vostri confronti, non parlando la vostra lingua, gli okinawensi vi aiuteranno in caso di bisogno, vi accoglierano in maniera calorosa e, se vi comporterete bene, vi tratteranno come fratelli. 
Visitate Okinawa e vivete appieno il suo spirito, poiché non troverete mai un altro posto simile sulla Terra.