COMMENTI SULLA SITUAZIONE ATTUALE DEL KARATE

Articolo a cura di Emanuel Giordano (Yoi magazine, 09/01/24)

Tra i vari problemi minori che affliggono la nostra arte marziale va ovviamente citato il braccio di ferro nipponico tra la JKF e la Prefettura di Okinawa. Difatti, sebbene quasi nessuno lo sappia (e chi sa non ne parla), queste due forze si stanno scontrando in pieno stile guerra fredda. Come? Semplicemente remando la stessa barca in due direzioni opposte! Mentre la JKF compie sforzi immani per far riconoscere il Karate come uno SPORT degno di essere inserito tra i giochi olimpici, la Prefettura di Okinawa si sta sforzando altrettanto per farlo registrare come un BENE CULTURALE riconosciuto dall'UNESCO. Insomma, alla fine i nodi sono venuti al pettine... Come è possibile che due discipline così differenti (Karate tradizionale e Karate sportivo) continuino a condividere lo stesso nome, la stessa divisa ed avere diverse regole e consuetudini in comune? Tutto ciò alla faccia di chi sostiene che il Karate sia uno, e di chi asserisce che sport e tradizione siano due lati della stessa medaglia.
 
Questo problema si lega inevitabilmente ad altri due. Il primo è la deriva agonistica che ha preso il Karate sportivo JKF/WKF, il quale non ha solo tecniche, ma anche scopi diversi rispetto al Karate arte marziale, sia esso "okinawense o nipponico". Deriva tanto ampia dall'appiattire totalmente la differenza tecnica tra i vari stili, eliminare la correlazione kata-kumite, nonché da dimenticare la parte storica e culturale, inclusi i valori tipici di questa arte marziale. Il secondo è invece rappresentato dalla mutilazione del Karate tradizionale di Okinawa. Dalla sua diffusione al pubblico, avvenuta nei primi anni del '900, sono esistite principalmente due maniere di praticare il Karate, una semplificata e dedicata agli istituti scolastici, ed una più completa trasmessa all'interno dei dojo. Questa versione completa è stata trasmessa in maniera tradizionale fino ad oggi. Ciò significa, tra le altre cose, personalizzare l'insegnamento in base al livello tecnico del praticante, ma anche non insegnare tutto a tutti. Questa forse può essere una delle origini del mito delle "tecniche segrete", il quale però, come molti miti, ha un fondo di verità! Difatti, come ho già avuto modo di scrivere in diverse occasioni, nel Karate Tradizionale di Okinawa, sia esso Shorin-ryu, Goju-ryu o Uechi-ryu, i maestri insegnano alcune cose (principi applicativi, tecniche, ecc) solo ha chi ha dimostrato di meritarlo, e non solo tramite l'impegno ed il raggiungimento di un buon livello tecnico, ma anche tramite una buona condotta morale dentro e fuori dal dojo. Tra le cose che sono insegnate solo ad alcuni figura un metodo di interpretare l'arte marziale chiamato ura-karate. Qualcuno di voi ricorderà che alcuni insegnanti suddividono le tipologie di bunkai/applicazioni dei kata in omote, ura e honto, ma l'ura-karate è qualcos'altro. L'ura-karate è una lettura diversa del Karate, e funziona esattamente con gli stessi principi dell'addestramento tradizionale, perciò i praticanti non si limitano ad apprendere le applicazioni dei kata e gli esercizi di combattimento a memoria, ma debbono essere in grado di ragionare con la propria testa al fine di assimilare i principi applicativi (chiave di lettura), ed essere così in grado di "leggere" i kata (messaggi cifrati) per estrapolarne gli insegnamenti. La differenza è che l'ura-karate è il lato oscuro dell'arte marziale, che permette di estrapolare dai kata applicazioni violente e brutali, cosa a cui molti praticanti (specialmente occidentali) aspirano, e motivo per il quale viene invece insegnato a pochi meritevoli. Sebbene esistano video, libri ed interi sistemi dedicati a tecniche pratiche, efficaci e brutali, in realtà non si può apprendere tutto ciò senza aver prima imparato ed assimilato i principi del Karate tradizionale di Okinawa. Si finirebbe per riprodurre tecniche altrui imparandole a memoria senza aver di fatto imparato nulla. Inoltre, chi ha veramente ricevuto anche questa parte dell'insegnamento, difficilmente si mette a venderla, o ad insegnarla al primo che passa. Ebbene, questo lato dell'arte marziale, che è tra l'altro sconosciuto anche a molti maestri okinawensi (inclusi grandi nomi), è totalmente incompatibile con il Karate pacifico che si sta cercando di far riconoscere dall'UNESCO, motivo per il quale è stato "proibito". Ovviamente non esistono leggi o regolamenti scritti che ne vietino espressamente la pratica, ma chi continua ad insegnarlo o a mostrarlo può andare in contro a diversi problemi, inclusa l'esclusione dalle varie associazioni e federazioni, nonché l'emarginazione. Ecco perché alcuni dei pochi maestri che lo insegnavano hanno scelto di non trasmetterlo più, e chi lo insegna ancora lo fa di nascosto, durante lezioni private, talvolta chiudendo anche le finestre del dojo per non esser visto e sentito. 
 
Vorrei concludere parlando degli effetti dell'ennesima esclusione del Karate sportivo dai prossimi giochi olimpici. Come ben sappiamo, tolto il contentino di Tokyo 2021, il Karate WKF non è riuscito a salire sul carrozzone olimpico, per la gioia di alcuni e la delusione di altri. Quest'esclusione, però, è diversa dalle precedenti, ed è ben più grave, proprio a causa delle Olimpiadi di Tokyo 2021. Difatti vi è una grande differenza tra il tentate per decenni di far riconoscere uno sport come disciplina olimpica, vedendosi rifiutare ogni volta la richiesta, e l'essere esclusi dai "Giochi" dopo una sola partecipazione, quando molti pensavano di avercela finalmente fatta. Mentre nel primo caso la delusione del rifiuto può esser compensata cercando capri espiatori su cui scaricare le colpe del fallimento, nel secondo caso questo è decisamente più difficile, ed alcuni possono iniziare a pensare che forse la WKF non sia la strada giusta per le competizioni di Karate sportivo. Non è un caso il fiorire di "nuove" tipologie di regolamenti alternativi per il kumite, che tentano un riavvicinamento all'arte marziale, o il fatto che federazioni come la JKS abbiano abbandonato il regolamento WKF, o che la FIKTA non abbia rinnovato la convenzione con la FIJLKAM...
 
In conclusione c'è un elemento comune che unisce il Karate ed il Karate sportivo, ed è la proliferazione di numerosi problemi in entrambi i mondi. Chissà che da questo momento di crisi non nascano delle opportunità di miglioramento.

 

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"Karate no buyuden 2 - la storia eroica del Karate, parte seconda" (clicca qui)
 
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"Manuale del Karate e del Kobudo di Okinawa" (gratis qui)