IL PASSO FURTIVO DELLO SHORIN-RYU

Articolo a cura di Emanuel Giordano 

In certi kata di Shorin-ryu, ed in alcuni kata di Kobudo (lignaggio Taira), è presente un passo molto particolare. Alcuni lo definiscono shinobi-yori, shinobi-ashi o nuki-ashi, altri non gli danno alcun nome, ma tutti concordano sul suo scopo. Per i praticanti di Shorin-ryu e stili derivati (Shotokan, Shito-ryu, Wado-ryu, ecc), questo passo si incontra per la prima volta nel kata Naihanchi shodan (o Tekki shodan). Partendo da heisoku-dachi, il piede sinistro scavalca il piede destro, ed il praticante assume momentaneamente la posizione di kosa-dachi, alla quale seguono il movimento del piede destro e la conseguente posizione naihanchi-dachi (in altri stili shiko-dachi o kiba-dachi). Il primo movimento descritto va eseguito in maniera naturale e delicata, come un gatto che appoggia silenziosamente una zampa a terra, mentre il secondo movimento è esplosivo. La stessa cosa avviene all'inizio del kata Matsumura no Passai, dove il piede sinistro avanza per primo in maniera naturale, per poi essere seguito dal piede destro, il quale invece deve avanzare in maniera decisa e con forza esplosiva. La stessa cosa avviene in diversi kata di Kobudo di lignaggio Taira, e questa non è una sorpresa, dato che l'uso del corpo alla base di questo stile, nonché diversi movimenti e principi derivano dal Karate del lignaggio di Itosu sensei, quello che poi Chibana Choshin sensei registrò ufficialmente come Shorin-ryu. 
 
Attenzione però, il movimento che ho descritto sopra non ha nulla a che fare con i movimenti rallentati che si vedono nelle gare di kata, non a caso ho usato l'aggettivo"naturale" e non "lento".
 
Il mio maestro, Maeshiro Morinobu sensei, ha più volte spiegato che questo modo di muoversi serve a ridurre la distanza dall'avversario senza farsene accorgere. Difatti, l'esecuzione corretta di questo movimento non prevede pause tra il piccolo passo naturale e il passo completo e veloce che segue, ingannando così l'avversario sull'effettiva distanza tra noi e lui (ovviamente non stiamo parlando di sparring, ma di difesa personale). Sebbene in entrambi i kata descritti il movimento é collegato a delle uke-waza, non dobbiamo immaginarcele come difese passive (in tal caso si dovrebbe indietreggiare o, per lo meno, non avanzare)! Non è raro, infatti, che le uke-waza vengano utilizzate anche per colpire, o che vengano eseguite assieme a contrattacchi "nascosti".
 
Taira Shinken sensei presentò il kata Shushi no kun nel libro di Nakasone Genwa, Karate-do Taikan, pubblicato nel 1938. In questo libro il maestro Taira utilizzò il nome Kongo no kata, ma nella breve descrizione che precede le illustrazioni, egli dice che il nome originale di questa forma è Shushi no kun. Vorrei precisare che questa versione del kata precede le successive versioni Sho e Dai, e contiene elementi peculiari delle versioni più antiche (vedi il mio articolo KORYU SHUSHI NO KUN?). Verso la fine del kata sono presenti due di questi passi furtivi: uno eseguito avanzando, 忍び寄りShinobi-yori; ed uno indietreggiando, 忍び退き Shinobi-hiki (grazie a Shotokan Path per il testo in giapponese). Il maestro Taira, usando questi termini, ci fornisce una descrizione simile a quella di Maeshiro sensei: si tratta infatti rispettivamente di un avanzamento furtivo e di un indietreggiamento furtivo.
 
Vorrei infine citare il maestro del mio maestro, Miyahira Katsuya sensei. In un suo manoscritto Miyahira sensei descrive i dettagli e le applicazioni del kata Naihanchi shodan. Riguardo al passo furtivo all'inizio del kata, quello di cui ho parlato all'inizio dell'articolo, egli scrisse (traduzione informale): 
 
"Questa è una posizione difensiva contro un avversario [alla tua] destra, e ti consente anche di avvicinarti all'avversario con un passo, rendendo più facile l'attacco. Soprattutto al buio, come di notte, puoi avvicinarti al tuo avversario ed entrare nell'area di attacco senza che lui si accorga di te."
 
 
Ancora una volta, quindi, abbiamo la descrizione di una passo furtivo il cuo scopo è quello di variare la distanza tra di noi e l'avversario nella maniera meno evidente possibile.
 
Questo potrebbe sembrare un dettaglio di poco conto, ma mantenere viva la conoscenza relativa ad elementi tecnici come questo in oggetto ci aiuta ad avere una comprensione migliore della nostra arte marziale.
 
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