JION: BREVE ANALISI DELLE VARIE VERSIONI

Articolo a cura di Manuel Vignola

Il kata Jion è molto conosciuto, ed è praticato in quasi ogni scuola di Karate di linea Shuri te, tuttavia la storia di questa forma, paradossalmente, è molto più incerta rispetto a quella dei suoi due kata “fratelli”, Jiin e Jitte (anche gli stessi ideogrammi del nome e la conseguente traduzione sono incerti, Funakoshi lo scrive in un modo, Mabuni in un altro, ma questo argomento verrà trattato in altro articolo). In merito a questi ultimi, infatti, Gichin Funakoshi in persona (in una serie di articoli pubblicati sul Ryukyu Shimpo del 1914, ed in Karate do Kyohan del 1935), ci spiega come siano arrivati ad Okinawa. Furono infatti insegnati da un naufrago cinese ad alcuni praticanti di Tomari, nello specifico Jiin fu trasmesso principalmente a Gikei Yamazato e Jitte a Bokunin Nakazato. Successivamente questi kata si diffusero nella zona, tuttavia il kata Jion non compare nell’elenco di forme insegnate dal naufrago (le altre due citate sono Chinti e Chinto).
 
Col tempo si sono sviluppate diverse teorie sull’origine di questa forma, Funakoshi nei suoi libri lo ricollegò al famoso ed omonimo tempio in Giappone, tuttavia non emergono indizi che lo possano ricollegare a qualche fantomatico monaco del predetto tempio, se non la tecnica iniziale, il saluto tipico cinese con la mano destra a pugno unita alla mano sinistra che avvolge l’altra di fronte al petto. Un soprannome del famoso esperto di Karate Choken Makabe era effettivamente “Jion”, tuttavia non vi sono prove di alcun genere che possano ricollegarlo a questo famoso personaggio, anzi, ad essere precisi non vi sono tracce di questo kata prima di inizio 1900. L’unica cosa certa è che questo kata è senza ombra di dubbio collegato ai kata Jiin e Jitte, con cui condivide la posizione iniziale, il cosiddetto “saluto monastico”, e la  grande maggioranza delle tecniche. 
 
Alcuni addirittura, vedendo il kata Maezato no tekko, pensarono che originariamente fosse un kata da eseguirsi appunto con il tekko (tirapugni metallico okinawense), tuttavia non è così. Shinken Taira, famoso riformatore del Kobudo okinawense, organizzò le tecniche imparate da vari maestri con quest’arma e usò il kata Jion imparato da Funakoshi come base per costruirvi un kata atto a trasmettere queste tecniche, dandogli appunto il suo nome (Maezato era il suo cognome originario). Alcuni fonti collegano anche il kata Jion al Gojushiho, ed in effetti un’analisi della forma permette di cogliere alcune similitudini tra i due kata, come se Jion inglobasse alcuni principi del kata Gojushiho, molto più avanzato. Non è escluso che sia stato Anko Itosu a crearlo, non sarebbe la prima volta che il rinomato maestro compiva un’operazione di questo tipo, basti pensare ai Pinan che sono un condensato di principi di kata superiori, proposti in forma semplificata. Non vi è, a mia conoscenza, alcuna prova scritta che colleghi direttamente Itosu a Jion, sebbene lui certamente conoscesse Jitte (vedasi Kenpo Gaisetsu del 1930 di Mutsu Mizuho e Jisaburo Miki) e molto probabilmente Jiin, avendo studiato sia con Mashin Gusukuma che con Kosaku Matsumora, eminenti maestri di Tomari, e grazie alla sua opera queste forme non andarono perdute e sono tutt’ora preservate, ovviamente modificate sulla base delle sue esperienze e convinzioni tattiche, come era costume all’epoca (basti pensare al Rohai che rielaborò in tre versioni). Tuttavia alcune voci, su cui si sta ancora investigando (non ultimo Minoru Higa della scuola Kyudokan Shorin-ryu), collegherebbero la creazione di questa forma a Kentsu Yabu (probabilmente sotto la supervisione di Itosu stesso): infatti la predilezione di Yabu per il kata Gojushiho potrebbe averlo portato a rielaborare per l’insegnamento scolastico allo Shihan Gakko (l’istituto magistrale) i kata Jiin e Jitte, ai quali aggiunse elementi del Gojushiho per condensare lo studio di due kata in uno solo, ed iniziando ad introdurre i principi del Gojushiho in forma più semplificata. Del resto non bisogna dimenticare che il corso per insegnanti aveva una durata limitata di 5 anni, e che  l’insegnamento scolastico aveva portato i maestri a dover ripensare le vecchie didattiche di insegnamento tradizionali. 
 
Sebbene talvolta si tenda a collegare questa forma all’amico fraterno di Yabu, Chomo Hanashiro, che la presentò direttamente nel libro Karate-do Taikan (G. Nakasone, 1938), e sebbene taluni considerino “originale” questa versione, questa informazione è ben lungi dall’essere certa! Hanashiro infatti insegnava alle scuole medie, ed il suo Karate, tramandatosi grazie a Kanzo Nakandakari, era per lo più composto da forme scolastiche, come i Pinan modificati per le scuole elementari (eseguiti a mano chiusa). Sia ben chiaro che ciò non significa che il suo Karate fosse privo di efficacia. Lui stesso era un rinomato esperto, già allievo di Sokon Matsumura, perciò il suo Karate era frutto anche delle sue esperienze e convinzioni tattiche. 
 
Sostanzialmente, possiamo individuare tre “versioni” del kata Jion, di cui una senza dubbio è la più vecchia temporalmente, e due probabilmente coeve come linea di trasmissione. Per questo breve articolo analizzeremo solamente due tecniche indicative, per cercare di collocare temporalmente queste tre versioni. 
 
 
La prima tecnica è appunto quella iniziale, la cosiddetta “doppia difesa”. In realtà sappiamo che in origine questa tecnica non c’era, infatti la versione di Kentsu Yabu tramandata nella scuola Toon-ryu di Juhatsu Kyoda (allievo di Kanryo Higaonna, che incorporò questa forma imparata direttamente da Yabu), così come la versione insegnata da Chozo Nakama (allievo diretto di Choshin Chibana), e la versione presentata nel primo libro di Funakoshi del 1922, Tode Jutsu (nonché nella riedizione del 1925 Rentan Goshin Karate Jutsu) prevedono solo una tecnica: difesa chudan per Funakoshi, difesa jodan per gli altri due. Successivamente Funakoshi introdusse la doppia difesa nella versione che compare in Karate-do Kyohan del 1935 (quasi sicuramente in seguito ai contatti con i suoi colleghi Kenwa Mabuni e Kanken Toyama), e così lo troviamo anche in tutte le scuole originatesi successivamente da Funakoshi (es. Wado-ryu di Hironori Otsuka, Jinen Shindo-ryu di Yasuhiro Konishi). Questa doppia tecnica è altresì presente nelle versioni tramandate da Kanken Toyama (Shudokan), Choshin Chibana (lo insegnò ad alcuni allievi, tra cui Takeshi Miyagi), Katsuya Miyahira (Shidokan Shorin-ryu), Kenwa Mabuni (Shito-ryu), ecc.
 
La scuola Shubukan Shorin-ryu di Joki Uema e la scuola Seibukan Shorin-ryu di Zenpo Shimabukuro, invece, eseguono il doppio blocco non chudan-gedan bensì jodan-gedan. Sappiamo che Zenpo imparò il kata da Chozo Nakama, amico di famiglia; è possibile che ad un certo punto Nakama stesso aggiunse la tecnica gedan per uniformità con le altre scuole, giacché la versione da lui imparata prevedeva solo la tecnica jodan, oppure potrebbe essere una modifica interna alla scuola Seibukan, come accaduto per altri kata importati da Nakama. Non sappiamo invece con precisione da quale dei suoi innumerevoli maestri Joki Uema imparò il kata, tuttavia, considerate le evidenti similitudini tra i kata di Chozo Nakama e quelli di Shinpan Gusukuma, è molto probabile che il fondatore della scuola Shubukan lo abbia imparato proprio da quest’ultimo, uno dei suoi maestri principali. 
 
Nella scuola di Hanashiro si esegue la prima tecnica con difesa jodan-gedan, tuttavia la posizione non è frontale ma defilata. Questa peculiare versione è stata trasmessa anche a Yuchoku Higa (Kyudokan Shorin-ryu), con qualche modifica di adattamento (la posizione non è identica a quella di Hanashiro). 
 
 
In merito alla versione di Hanashiro, analizziamo velocemente la seconda tecnica, indicativa anche del suo rapporto con Gojushiho. Subito dopo la prima tecnica, infatti, tutte le versioni di Jion citate prevedono l’esecuzione di un kakiwake-uke. Tutte, tranne la versione di Hanashiro, che esegue una tecnica che assomiglia ad una posizione di guardia, nello specifico simile al meoto-de kamae. Ebbene, questa particolare tecnica (nota come tsuki-uke) è presente in quasi tutti i kata di Hanashiro, in sostituzione di tecniche come il suddetto kakiwake-uke, lo shuto-uke, ecc. Ora, considerando che questa tecnica la troviamo (in alcune versioni) anche subito dopo la prima tecnica del Gojushiho, e considerando che per ciò che riguarda il kata Gojushiho è più semplice stabilire l’ordine cronologico delle varie versioni, si può ipotizzare che poiché in quelle più recenti il kakiwake-uke fu rimpiazzato dallo tsuki-uke, la versione di Jion di Hanashiro sia più recente rispetto alle altre che utilizzano il kakiwake-uke. 
 
Queste brevi riflessioni devono far comprendere anche che, contrariamente a molte voci secondo cui Yabu ed Hanashiro sarebbero stati in disaccordo con Itosu in merito ai cambiamenti effettuati, e il loro Karate sarebbe molto più “vecchio ed efficace” in quanto già allievi di Sokon Matsumura, ciò non corrisponde al vero. Modificarono anche loro ampiamente il loro Karate, sulla scia del lavoro di Itosu, seppure mantenendo alcune peculiarità, il che non sminuisce assolutamente il loro Karate, né quello del loro maestro.
 
Tirando le somme possiamo sostenere con una certa sicurezza, a prescindere da tutte le voci prive di fondamento che circolano su questo kata, che si tratta molto probabilmente di una forma scolastica messa a punto da Yabu e/o Itosu, per condensare in un kata unico le parti più interessanti dei kata Jiin e Jitte, arricchite da qualche elemento tratto dal kata Gojushiho.
 
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