KORYU SHUSHI NO KUN?

Articolo a cura di Emanuel Giordano 

Il kata Shushi no kun/kon è uno dei kata di Bo più diffusi. Molte sono le versioni oggi praticate, e sebbene la maggior parte siano variazioni della versione Sho, si tratta quasi sempre di kata elaborati/modificati in tempi recenti (seconda metà del 1900). 
 
LE VERSIONI “KORYU”
Koryu significa semplicemente “vecchio stile” ma, come stiamo per vedere, in realtà parliamo di kata che non hanno nemmeno cent’anni. Oggi esistono diverse versioni di questo kata che si fregiano del titolo di “Koryu”, tuttavia sono solamente due quelle che si possono trovare su fonti scritte (e che all’epoca non venivano definite Koryu...): la versione di Miki Jisaburo e quella di Taira Shinken. 
 
La prima versione fu insegnata a Miki Jisaburo da Oshiro Chojo, tuttavia fu presentata nel libro Kenpo Gaisetsu (1930) proprio da Miki. Non abbiamo quindi la certezza che il kata sia esattamente identico a quello di Oshiro sensei, tuttavia ci fornisce comunque una prova scritta, ricca di disegni e descrizioni, che attesta come e quando questa versione giunse nel Giappone “continentale”. Dalle ricerche svolte, e dal confronto con l’amico Matteo Muratori (https://my2centskarate.com), sembra che oggi questo kata sia solo più praticato nella scuola Ryukyu Kobujutsu Hozon Shinko Kai con il nome di Shuji Koshiki, nonché, sebbene con varie modifiche, nello Shotokai, dove è noto con il nome ERRATO di Sueyoshi no kon. Non mi risulta, invece, che sia ancora praticato ad Okinawa.
 
La seconda, invece, fu presentata da Taira Shinken stesso nel libro Karate-do Taikan (1938) di Nakasone Genwa. La descrizione è molto più completa rispetto a quella di Miki, e sono presenti disegni dettagliati per ogni singolo movimento, includenti le traiettorie del bastone. Taira sensei fornì anche alcune spiegazioni applicative. Questa versione differisce per alcuni dettagli da quella di Miki, ma contiene anch’essa alcune tecniche tipiche che non si trovano nelle versioni più moderne, ed è sprovvista dell’ampio uso di tsuki che si fa in queste ultime, qui parzialmente sostituiti da dei nuki-bo, molto più pratici e rapidi. Altra nota interessante è data dalla mancanza degli ampi caricamenti delle tecniche, rendendo il kata più realistico, sebbene esteticamente meno gradevole. Questa versione è oggi praticata in maniera quasi identica (escludendo il finale “mutilato” di due tecniche) nell’associazione di Karate della Keio university. Inotre, esaminando il Shushi no kun Sho della Ryukyu Kobujutsu Hozon Shinko Kai (video), fondata da Inoue Motokatsu sensei, allievo di Taira sensei, possiamo notare come questa versione contenga ancora elementi tipici del kata descritto da Taira sensei nel 1938, in opposizione a quanto è invece capitato alla versione tramandata ad Okinawa da Akamine Eisuke sensei prima, e da diversi suoi allievi (incluso il figlio Akamine Hiroshi sensei) dopo, ricca di caricamenti ampi e di tsuki. Ciò è dovuto al fatto che il Shushi no kun Sho di Inoue sensei è praticamente identico al Shushi no kun Sho di Taira sensei, come si può evincere da un suo vecchio video, e dal fatto che il kata mostrato da Taira sensei nel suddetto video, seppur diverso nel finale da quello del 1938, contenga ancora la stessa impostazione tecnica.
 
É molto interessante, invece, notare come in entrambe queste versioni (Miki e Taira) sia presente una tecnica oggi scomparsa dal kata. Cioè quello che Miki definì neji otosu (avvolgere colpendo verso il basso). Trattasi di un colpo diretto all’arma dell’avversario, o al polso che la impugna, particolarmente efficace nella versione Taira, dove è seguito da un rapido nuki-bo. Nelle versioni moderne, invece, tale tecnica è sostituita da un semplice ritorno in kamae o, talvolta, da un chudan-uke.
 
Due parti del kata tratte dai due libri
 
Per quanto concerne, invece, le versioni chiamate Koryu Shushi no kun, insegnate in alcune scuole okinawensi, si tratta di creazioni “moderne”, contenenti elementi palesemente tratti dalle versioni più recenti, affiancati a tecniche tipiche delle versioni vecchie.
 
CONCLUSIONE
Con questo non si vuole sminuire il lavoro di nessuno, né dire che il Kobudo sia inefficace, ma è necessario capire che il Kobudo non solo, a dispetto del nome, non è un’arte antica, ma che ha anche subito moltissime variazioni (nonché una standardizzazione) nel corso degli ultimi 80-90 anni, la maggior parte delle quali avvenute dagli anni ‘70 ad oggi. Al contrario del Karate, nel Kobudo sono i lignaggi okinawensi ad aver modificato più della controparte nipponica. Nella fattispecie i kata di Bo risultano farciti di tsuki (come evidenziato anche da A. Quast), di caricamenti più ampi del necessario, nonché semplificati rispetto alle “vecchie” versioni.
 
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"Karate no buyuden 2 - la storia eroica del Karate, parte seconda" (clicca qui)
 
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"Karate Shorin-ryu: kata parte 2" (clicca qui)

 
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"Manuale del Karate e del Kobudo di Okinawa" (gratis qui)