KUSANKU: KATA GIAPPONESE O CINESE?

Articolo a cura di Emanuel Giordano 

PREMESSA
Il kata Kusanku, le cui versioni principalmente praticate oggi sono i kata Kusanku (dai e sho) e Chatan Yara Kusanku, è uno dei kata caratteristici dello Shorin-ryu / Shuri-te. Su questo kata sono nate molte leggende legate a personaggi come il suddetto Chatan Yara (alias Li Dao), Tode Sakugawa (alias Teruya Kanga) e l’artista marziale cinese citato nell’Oshima Hikki (1762): Kushanku. Su quest’ultimo vorrei spendere due parole, inquanto il nome del kata deriva proprio da lui. Nell’Oshima Hikki, testo scritto in kanbun (giapponese antico), c’è il seguente paragrafo: 
 
L'altr'anno, un uomo chiamato Kushanku, il quale era cinese ed era un praticante di Kumiaijutsu, eseguì una dimostrazione pubblica in cui i suoi studenti tentarono di sopraffarlo. Con poco sforzo l'uomo usò la mano e tecniche del piede per sopraffare i suoi avversari molto più grandi di lui.” (testo di riferimento: scansione dell’Oshima Hikki presso l’università delle Ryukyu)
 
Da queste poche righe la fantasia umana ha fatto scaturire i più fantasiosi collegamenti con i vari personaggi sopra menzionati. Non sappiamo se l’evento si svolse o meno ad Okinawa, anche se è plausibile crederlo, dato che il narratore (Shiohira Peichin) era addetto alle missioni tributarie verso Satsuma (Giappone), e non verso Fuzhou (Cina). Qualora l’evento narrato si fosse svolto ad Okinawa, avrebbe potuto svolgersi solo nel 1756 (la missione precedente si svolse nel 1719), durante la missione d’investitura del Re Sho Boku, guidata dal tutore imperiale Quan Kui e dal suo vice Zhou Huang, ai quali vanno aggiunti il calligrafo Wang Wenzhi, ed un non meglio precisato gran ufficiale/ministro Zhou Wengong. Inoltre, nell’Oshima Hikki si parla molto di questa missione e di Quan Kui, specialmente poche righe prima di parlare di Kushanku. Nel 1756 Chatan Yara aveva 16 anni (o 17, secondo il conteggio giapponese), mentre Tode Sakugawa non era ancora nato (la data di nascita “ufficiale” è 1786, come riportato sul monumento allo Shuri-te eretto a Shuri).
 
La questione del nome del kata è tutt’altro che risolta, sebbene oggi si sia portati a pensare ad un omaggio postumo al personaggio cinese citato nell’Oshima Hikki. Sulla storia di questo kata torneremo dopo aver esaminato la parte tecnica.
 
PARTE TECNICA
Le tecniche, i principi e le strategie di questo kata sono di origine cinese, o giapponese? Le similitudini con le arti marziali cinesi sono abbastanza evidenti, come si può evincere dalle immagini sotto riportate, in particolare si trovano riscontri con alcuni stili di Wuzu quan (il pugilato dei cinque antenati), arte marziale che ha avuto un’indubbia influenza sul Karate Tradizionale di Okinawa. L’immagine (gif) sotto riportata è molto interessante, inquanto la tecnica eseguita sembra quasi identica a quella del kata Kusanku.

 
Tuttavia anche l’influenza delle arti marziali giapponesi è presente nel Karate Tradizionale di Okinawa, in special modo nello stile più antico e legato alle arti marziali okinawensi, lo Shorin-ryu / Shuri-te. I vari maestri del passato hanno sempre rimarcato il fatto che tutto ciò che proveniva dalla Cina era considerato di qualità superiore, quindi è plausibile pensare che identificare tutto il Karate come cinese, ignorando le radici autoctone e le influenze nipponiche, o di altri regni, sia stata una mera mossa strategica atta ad esaltare la nobiltà di quest’arte marziale. Ad ogni modo, non si può ignorare l’influenza del Jujutsu nipponico, come emerso anche da studi recenti. Anche il kata Kusanku contiene alcune di queste tecniche e strategie. Ho selezionato una tecnica (ma ce ne sarebbero molte) di Daito-ryu Aikijujutsu che è identica ad un’applicazione del kata Kusanku. Come si può vedere dall’immagine (gif), essa sembra quasi estratta dal kata. 
 
La stessa posizione è descritta anche come Shiten no Kamae nel Gikan-ryu Koppojutsu. 
 
Ho inoltre selezionato alcune immagini rare di un manuale di Jujutsu e Judo del 1926, scritto da Carlo Oletti (Torino, 1886 – Genova, 1964). Carlo Oletti è il padre del Judo italiano. Nel 1928 e nel 1934 i centri di Judo creati da Carlo Oletti furono visitati da Kano Jigoro sensei, il quale tenne anche delle conferenze. Kano sensei si complimentò molto per il lavoro svolto dal mio concittadino, il quale aveva iniziato a praticare a bordo della nave “Vesuvio”, ancorata a Shangai. Oletti era un capocannoniere della Regia Marina italiana. Come si evince dalle immagini, queste tecniche ricordano molto possibili applicazioni del ura-gamae del kata Kusanku, e di fatti sono molto simili ad alcune di esse. 
 
 
PARTE STORICA
Secondo lo storico Nakamoto Masahiro, maestro di Shorin-ryu e Kobudo, il creatore del kata Chatan Yara Kusanku fu Li Dao, cioè Chatan Yara. Sempre secondo Nakamoto sensei, la famiglia ebbe origine da Yara Peichin (alias Li Yuan), il cui padre era originario di Nanjing (Cina), e che sposò la figlia di Kodama Sukeuemon a Satsuma (Giappone). Li Yuan fu il loro quinto figlio, ed iniziò a lavorare all’età di 14 anni presso la Ryukyu Kariya (ambasciata del regno delle Ryukyu) di Kagoshima, nel periodo in cui fu visitata dal principe Kunigami Masanori del clan Ba. Il principe chiese al clan Satsuma di poter prendere Li Yuan al suo servizio, e lo portò con sé nelle Ryukyu. Tornò in Giappone su richiesta del clan Satsuma all’età di 43 anni, ma il regno delle Ryukyu chiese al clan di cambiare la nazionalità di Li Yuan, così da permettergli di tornare nelle Ryukyu. Ottenuto ciò, fu nominato assistente presso la proprietà Yara nel Chatan, nonché addetto all’intrattenimento delle persone provenienti da Satsuma. Li Dao (Chatan Yara) fu membro della quinta generazione di questa famiglia, la quale si prese cura del ranch di cavalli della famiglia reale (Sho) nel Chatan. Dopo aver vissuto presso la capitale (Shuri), nel 1905, in seguito all’abolizione dei clan, la famiglia fece ritorno nel Chatan, dove visse. 
 
Secondo il folklore, Chatan Yara Kusanku sarebbe il kata originale dal quale deriverebbero le altre versioni, tuttavia non ci sono prove di ciò. La famiglia visse a Shuri fino al 1905, dove alcuni membri avrebbero potuto apprendere il kata. Il kata fu infatti imparato da Kyan sensei da un discendente di Chatan Yara generazioni dopo la morte di quest’ultimo, il che potrebbe tranquillamente significare che il kata fu appreso in tempi più recenti o, qualora la tesi di Nakamoto sensei sia vera, potrebbe significare che il kata sia stato modificato nel tempo, come accaduto a diverse altre forme (es. Passai). Inoltre, il nome Chatan Yara Kusanku fece la sua prima apparizione nel 1939 durante un’esibizione di Nagamine sensei, e la sua seconda in un testo di Mabuni sensei datato 1941, come evidenziato in un articolo di Andreas Quast. Difficile quindi dire che si tratti del kata originale, e che le altre versioni derivino da esso. 
 
Oggi, oltre le versioni sopra menzionate, esistono versioni meno praticate come il Kusanku Mei del Matsumura Seito Shorin-ryu, il Tachimura no Kusanku praticato presso la Bugeikan e il Chibana no Kusanku tramandato dalle scuole derivate dallo Shudokan, e oggi reso famoso dalle competizioni sportive. L’Ufukun del Motobu-ryu, invece, sarebbe una versione di Kusanku dai. 
 
CONCLUSIONE
Si tratta quindi di un kata cinese o giapponese? In realtà è un kata okinawense, come specificato anche da Yabu sensei e Chibana sensei:
 
Se dovessimo fare dei nomi di specialisti di tecniche marziali, per ciò che concerne le arti marziali direttamente derivanti dalla Cina, il nome di Matsumura con il suo Gojushiho sarebbe su tutte le labbra; mentre Ishimine con i suoi Passai e Kusanku, esattamente come Oshiro con i suoi Passai e Kusanku, rappresentano entrambi le arti marziali autoctone di Okinawa…” Yabu Kentsu, Itosu no buyuden (1915) Testo completo disponibile qui: https://www.amazon.it/dp/B08TYJNYSP
 
Circa duecento anni fa, gli esperti di arti marziali Sakugawa, conosciuto come maestro delle arti cinesi [Tode], e Yara di Chatan, introdussero le tecniche cinesi nei kata originali, ottenendo così i kata attuali.” 
Chibana Choshin, Karate-do (1953) Testo completo disponibile qui: https://www.amazon.it/dp/B08TYJNYSP
 
Centocinquant’anni fa alcuni esperti di Shuri-te, cioè Chatan Yara, Sakugawa e Matsumura, si recarono in Cina dove appresero le arti marziali, per poi rientrare ad Okinawa. Dall’unione del Ti originario di Okinawa con le arti marziali di Shaolin sono nati i kata dello Shorin-ryu.” Chibana Choshin, Watashi no Karate (1966) Testo completo disponibile qui: https://www.amazon.it/dp/B08TYJNYSP
 
Non bisogna infatti dimenticare una cosa molto importante quando si parla di Karate: esso è chanpuru, cioè un’arte originale composta da diversi “ingredienti”. Varie arti marziali di vari imperi e regni hanno influenzato il Karate okinawense, rendendolo ciò che è oggi. Non bisogna però pensare ad un guazzabuglio di tecniche prese a casaccio, bensì di un’elaborazione lenta, sviluppata nel tempo da sapienti maestri che hanno saputo dare all’arte marziale ciò di cui aveva bisogno, integrandone le lacune con tecniche nuove, ed eliminando elementi superflui e ridondanti. Il kata Kusanku è un esempio di ciò, e le varie similitudini che si possono quindi riscontrare con altre arti marziali sono quindi naturali. 
 
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"Karate no buyuden 2 - la storia eroica del Karate, parte seconda" (clicca qui)
 
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"Karate Shorin-ryu: kata parte 2" (clicca qui)

 
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"Manuale del Karate e del Kobudo di Okinawa" (gratis qui)