L'USO DEL CORPO NEL KARATE

Articolo a cura di Emanuel Giordano 

Una delle domande che spesso mi vengono poste è la seguente: cosa cambia tra uno stile di Karate e l’altro? Talvolta qualcuno si spinge oltre e domanda come cambi l’uso del corpo nei vari stili di Karate. Bene, innanzi tutto occorre fare una premessa, e cioè che la distinzione nell’uso del corpo non esiste nel Karate sportivo, dove si sono creati altri metodi più efficenti per raggiungere lo scopo, cioè vincere la competizione. Se il regolamento non permette certe cose, tanto vale non allenarle; se basta toccare per far punto, tanto vale non allenare la capacità di penetrazione dei colpi; se non si può colpire l’avversario all’inguine, tanto vale smettere di proteggerlo con dei passi più “chiusi”; ecc ecc. Ecco che quindi nel Karate sportivo non esistono più gli stili, se non sulla carta, poiché ci si muove tutti nella stessa maniera. Forse le uniche differenze rimaste sono in base alla specilaità scelta: kata, kumite point e kumite a contatto.
 
Ben diversa è la storia per gli stili di Karate tradizionale, dove lo scopo principale è la difesa personale e altrui, dove il combattimento è senza regole e totale, e dove l’avversario (o gli avversari) potrebbero esser anche armati. Prima di scendere nei dettagli, però, occorre fare un adistinzione base. La distinzione narrata da diversi maestri del passato, tra cui spiccano per notorietà Itosu sensei, Yabu sensei e Funakoshi sensei. Per descrivere i due metodi, userò le parole di Yabu sensei:
 
Il Tode e composto da due grandi correnti, cioe Shorei e Shorin. […] Il primo e destinato a uomini corpulenti e poco agili, mentre chi vorra schivare i colpi e incalzare rapidamente l'avversario scegliera il secondo. Ad ogni modo, entrambi gli stili hanno i loro punti di forza e punti deboli, e non e dato sapere quale sia il migliore. Chi si sente a suo agio con lo Shorei dovrebbe praticarlo, esattamente come chi trova lo Shorin adatto alla propria pratica dovrebbe praticare quest’ultimo.” 
(Itosu no buyuden, 15/03/1915)
 
Nel Kenpo esistono i termini tai (体) e yo (用). Tai [corpo] viene utilizzato principalmente per indicare il rafforzamento del corpo e il modo di allenarlo in maniera tale che non venga danneggiato nemmeno da un potente avversario. Anche il venerabile Itosu aveva acquisito questo principio. […] Coloro che sostengono il principio opposto sono i sostenitori di yo [uso], che il venerabile Asato e altri sostengono principalmente. Secondo il venerabile Asato il pugno del nemico e uguale alla lama di una spada, quindi non bisognerebbe farsi nemmeno sfiorare. Bisogna sempre schivare il pugno del nemico e incalzarlo rapidamente per fargli perdere la sua capacita offensiva. Questo e il principio su cui si basa lo Shorin. Lo Shorin ha una sua natura, ed e per questo che se proviamo ad applicare i suoi principi su di un fisico destinato allo Shorei, quindi imponente, il tipico uso del corpo non puo essere eseguito correttamente. Tuttavia, queste due caratteristiche fanno parte di entrambi gli stili, e non bisognerebbe mai trascurarne una in favore dell’altra. ” (Itosu no buyuden, 17/03/1915)
 
Scendendo però maggiormente nei particolari, proviamo a distingure in maniera grossolana i diversi metodi di utilizzo del corpo nei tre stili tradizionali okinawensi. Premetto che una distinzione dettagliata è impossibile, inquanto i vari stili sono divisi in varie scuole, le quali spesso si muovono in maniera differente a causa di influenze di altri stili, o di ricerche personali condotte dai vari maestri, quindi le seguenti distinzioni servono solo a dare un’idea generale. Questa è anche la motivazione che mi trattiene dallo spingermi più nel dettaglio. 
 
SHORIN-RYU
 
Lo Shorin-ryu è caratterizzato da un uso del corpo più mobile rispetto agli altri due stili. Riportando il pensiero dei maestri Maeshiro Morinobu e Hokama Tetsuhiro, lo Shorin-ryu usa una forza esplosiva proveniente maggiormente dal movimento delle articolazioni, mentre il Goju-ryu usa una forza più “muscolare”. Difatti, in linea di massima, nello Shorin-ryu il movimento delle articolazioni degli arti inferiori è fondamentale nel generare la forza, quindi le posizioni risultano più alte e meno statiche, e il movimento delle anche è molto piccolo (ad esclusione di alcune scuole). Anche la retroversione del bacino, in concomitanza all’esecuzione della tecnica e alla “chiusura” dell’hara tanden, risulta meno accentuata che negli altri stili. La respirazione addominale è naturale, e sia l’ispirazione che l’espirazione sono brevi e silenziose. La tensione muscolare è di brevissima durata, e si esprime solo nei pochi istanti dell’impatto delle tecniche. Le uke-waza utilizzano la potenza esplosiva, hanno traiettorie dirette o semicircolari, e sono eseguite come percosse o tecniche aggancianti/ammortizzanti, e non come spinte verso gli arti avversari. In conclusione, si può definire uno stile veloce e dinamico dove, come sosteneva anche Motobu Choki sensei, non è consigliabile utilizzare mai più dell’80% della propria forza durante le tecniche di attacco (Ryukyu Shimpo, 09/11/1936). 
 
GOJU-RYU
 
Più “statico” rispetto allo Shorin-ryu, il Goju-ryu è caratterizzato da un grande uso della forza muscolare, con posizioni ben salde e più basse. Il movimento delle anche è fondamentale, ed è più ampio rispetto a quello dello Shorin-ryu, esattamente come la retroversione del bacino durante l’espirazione. La respirazione addominale è più profonda ed accentuata, e richiede maggior studio. Le uke-waza, grazie al particolare uso del corpo, possono essere usate anche come “spinte” contro gli attacchi avversari, contrastandone la forza. Esse, inoltre, hanno per lo più una traiettoria circolare, cosa che rappresenta bene la “parte morbida” (Ju) dello stile. Inoltre, si tratta di uno stile dove si fa un grande uso della forza muscolare, dove forza esplosiva e tensione “isometrica” sono ampiamente usate, anche grazie alle posizioni ben piantate al suolo.
 
UECHI-RYU
 
Talvolta ritenuto simile al Goju-ryu, l’Uechi-ryu ha invece delle peculiarità che lo distinguono da quest’ultimo. Innanzi tutto è da notare l’assenza della rotazione delle anche, il che significa che la maggiorparte della forza muscolare è generata dalla torsione e dalla tensione dei muscoli del busto. Le posizioni, esattamente come nel Goju-ryu, sono salde e non si muovono come nello Shorin-ryu. La respirazione è sempre addominale, ma differente da quella dei due stili già descritti. Anche in questo caso le uke-waza usano per lo più movimenti circolari, e possono spingere contro gli arti dell’avversario, grazie all’impiego di una tensione muscolare. Anche in questo stile è presente una parte morbida, la quale compensa la forza/tensione muscolare presente in molte tecniche. Un esempio dell’alternanza di forza e morbidezza è ben rappresentata dal kata Sanchin di questo stile.
 
Tutti le citazioni sono consultabili integralmente in italiano nel libro Karate no buyuden – la storia eroica del Karate (https://www.amazon.it/dp/B08TYJNYSP)
 
PER MAGGIORI INFORMAZIONI POTETE LEGGERE:
"Karate no buyuden - la storia eroica del Karate" (clicca qui)
 
"Karate Shorin-ryu: kata parte 2" (clicca qui)

 
"Karate Shorin-ryu: kata" (clicca qui)
 

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"Manuale del Karate e del Kobudo di Okinawa" (gratis qui)