MUCHIMI-DI E PROPRIOCEZIONE

Articolo a cura di Emanuel Giordano

Si tratta di due capacità indispensabili al combattimento a corta distanza le quali, se allenate correttamente, forniscono un ottimo strumento al praticante. 

SPIEGAZIONE DEI TERMINI

Muchimi-di / muchimi ten (むちみ 手) è un termine okinawense che potremmo spiegare come "mani appiccicose", poiché i "muchi" sono la versione okinawense dei mochi, cioè dei dolcetti di riso molto appiccicosi tipici del Giappone. I muchi di Okinawa sono leggermente differenti dai mochi giapponesi, e risultano estremamente collosi una volta aperta la foglia che li avvolge. Da ciò capiamo che il temine si riferisce al principio marziale utilizzato in diverse arti di combattimento, e noto come mani appiccicose, il quale consiste nella capacità di mantenere l'aderenza con il proprio avversario, ed in particolare con i suoi arti superiori, una volta stabilito il contatto con esso. Questo metodo è molto utile per afferrare, agganciare o bloccare il nostro avversario dopo una tecnica di difesa, o mentre si esegue un contrattacco oppure una manipolazione articolare (Tuidi/Torite). Tramite il contatto è anche possibile "leggere" il nostro avversario (come ogni lottatore sa bene), percependone i movimenti che possono sfuggire alla vista a causa della corta distanza di combattimento tipica di un'aggressione fisica, ma è altresì possibile percepire le variazioni del suo baricentro, le contrazioni muscolari, ecc. Al fine di allenare la sensibilità nel percepire il corpo dell'avversario quasi fosse un prolungamento del proprio (la quale è stata anche dimostrata a livello scientifico, per info leggi qui) e il principio delle mani appiccicose, esistono diversi esercizi specifici a seconda dell'arte marziale praticata. In alcune scuole di Karate Tradizionale di Okinawa (come ad es. la nostra scuola di Shorin-ryu) esistono degli esercizi propedeutici per l'uso marziale del corpo, ed alcuni di essi hanno come scopo primario l'allenamento della sensibilità e del muchimi-di, come ad esempio (ma non solo) quelli mostrati in questo video tra il min 00:15 e il min 00:28.

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Mentre le mani appiccicose sono un concetto che appartiene al mondo delle arti marziali, la propriocezione è una capacità che appartiene a qualsiasi essere umano, sebbene sia enormemente più sviluppata nei soggetti che praticano attività motoria come le arti marziali o le discipline sportive. Con il termine propriocezione si indica la capacità di un individuo di percepire la propria posizione nello spazio, senza dover ricorrere alla vista. Quando un praticante di Karate è in grado di capire, ad esempio, se la propria posizione delle gambe (tachi) è corretta, o se sta contraendo i muscoli giusti, senza aver bisogno di guardarsi, esso sta ricorrendo ai propri recettori propriocettivi. Durante un combattimento questo principio torna utile anche per determinare la posizione di un obiettivo che abbiamo già colpito e che vogliamo nuovamente colpire. Si pensi ad esempio di aver colpito un determinato punto del corpo del nostro avversario e di volerlo colpire una seconda volta immediatamente dopo il primo attacco, in questo caso il fatto che il nostro cervello sia in grado di determinare la posizione della mano già utilizzata per colpire (e quindi tramite il contatto fisico, quella del nostro bersaglio), rende molto più semplice il portare il secondo attacco nello stesso punto, non dovendosi affidare esclusivamente alla vista. Questa è una cosa che si vede diverse volte nei combattimenti, come ad esempio in questo video di Muhammad Ali vs Chuck Wepner, in particolare nelle combinazioni jab+diretto e montante+gancio che avvengono dopo il min 3:00 del video.    
 
USO COMBINATO
É quindi evidente che queste capacità, specialmente quando sono utilizzate assieme, possono aumentare le nostre possibilità di successo durante uno scontro, nonché aumentare il numero delle "frecce al nostro arco". Il muchimi-di ci permette di mantenere il contatto con l'avversario, mentre la sensibilità e la propriocezione ci permettono di leggerlo, percepire la sua e la nostra posizione nello spazio che ci circonda, e quindi rendere più efficaci le nostre tecniche, specialmente quelle a corta distanza. 
 

Un esempio di muchimi-di durante un incontro UFC: Dillashaw mantiene il contatto con le braccia di Barao. Fonte: mmafury.com
 

Maggiori informazioni potete leggere:

"Karate Shorin-ryu: kata parte 2" (clicca qui)

 
"Karate Shorin-ryu: kata" (clicca qui)
 

"Karate Shorin-ryu: L'eredità delle guardie del re di Okinawa" (clicca qui)

"Storie di Okinawa: spiriti, magia e leggende dell'isola giapponese" (clicca qui)

"La leggenda dei maestri di Karate di Okinawa. Biografie, curiosità e misteri"  (clicca qui)

"Manuale del Karate e del Kobudo di Okinawa" (gratis qui)