TANREN KATA: i kata per forgiare il corpo

Articolo a cura di Emanuel Giordano 

Non tutti i kata di Karate hanno lo stesso scopo. Queste forme, che rappresentano la colonna portante della nostra arte marziale, possono essere catalogate in base al loro utilizzo. Abbiamo, ad esempio, i kihon kata 基本形 / 基本型, cioè dei kata fondamentali il cui scopo è far imparare ai neofiti i movimenti di base; i fukyugata (fukyu kata) 普及形 / 普及型, kata introduttivi, creati per diffondere maggiormente il Karate nelle scuole, e far conoscere le caratteristiche basilari degli stili di Karate Tradizionale di Okinawa; i kaishu kata 開手型, kata che insegnano l'utilizzo di tecniche a mano aperta; ecc, ecc. Pochi però conoscono il termine tanren kata, sebbene questi kata siano ampiamente diffusi e praticati!
 
IL SIGNIFICATO
Tanren si può scrivere 鍛練 o 鍛錬, ed in entrambi i casi significa forgiare, riferendosi al proprio corpo, spirito, mente, o ad una determinata tecnica. Quindi un tanren kata è un kata il cui scopo principale (questo aggettivo è importante, come vedremo dopo) è quello di forgiare il karateka. Cosa significa, però,  forgiare il karateka? 
 
  • Se ci si riferisce ad una tecnica, significa allenarla, e renderla sempre più efficace, al pari di come si forgerebbe una spada per poterla poi utilizzare in combattimento ("Mani e piedi come spade!", per citare Asato Anko sensei). 
  • Se ci si riferisce, invece, alla mente ed allo spirito, significa allenare la forza di volontà, lo spirito guerriero, lo zanshin 残心, ecc. 
  • Se ci riferiamo al corpo, significa allenarlo dalla punta degli alluci fino alla testa! Radicamento a terra, uso degli arti inferiori (posizioni / tachi waza 立技 e spostamenti con le gambe / ashi sabaki 足捌き), uso delle anche e del gamaku (core), uso della respirazione e dei tanden 丹田, studio delle catene cinetiche nella trasmissione della forza, allenamento dei muscoli profondi (camicia di ferro, forza esplosiva, ecc), propriocezione, corretta gestione del baricentro e della sua proiezione a terra, corretta gestione di durezza e morbidezza (muscoli contratti e muscoli rilassati, evitando di contrarre inutilmente tutto il corpo), studio di contrazione e decontrazione nell'esecuzione delle tecniche, corretto uso della testa e dello sguardo, ecc, ecc.
Come abbiamo visto in quest'ultimo punto, quindi, si tratta sia di un allenamento atto a potenziare determinati muscoli (come gli esercizi con i pesi, o a corpo libero), sia di un allenamento il cui scopo è migliorare la gestione degli stessi, nonché determinate capacità.
 
I KATA
I tanren kata sono principalmente tre: Sanchin, Naihanchi e Tensho. Il primo è il più diffuso, poiché è praticato principalmente negli stili Goju-ryu e Uechi-ryu, nonché in diverse arti marziali cinesi, dove esistono moltissime varietà di questo kata. Il secondo è tipico dello Shorin-ryu e, sebbene lo si possa trovare anche negli stili derivati (es. il Tekki dello Shotokan / Shotokai, il Naihanchi dello Shito-ryu, il Naihanchi del Wado-ryu, ecc), esso ha mantenuto appieno il suo ruolo solo in questo stile. Infine, Tensho è un kata tipico del Goju-ryu, ed è caratterizzato da una tecnica di respirazione peculiare.
 
UNA MARCIA IN PIÙ, ANZI, DUE...
Se ricordate, prima ho accennato al fatto che la forgiatura del karateka sia solamente lo scopo principale dei tanren kata. Difatti, alcuni di essi possono essere usati anche per altre ragioni. Ad esempio, il kata Tensho introduce l'utilizzo di diverse tecniche a mano aperta. Ma l'esempio più significativo ce lo dà il kata Naihanchi. Non è un caso che in passato questo kata fosse stato introdotto anche nel Goju-ryu (probabilmente da Miyagi Chojun sensei, nel periodo in cui insegnava Karate nelle scuole di Okinawa. Torneremo sull'argomento in futuro...), per poi essere però quasi totalmente scartato. Secondo Anthony Mirakian sensei, fu ancora insegnato da Yagi Meitoku sensei negli anni '50 (Meibukan magazine N°4, febbraio 2005). Difatti, questo tanren kata è un concentrato di tecniche di combattimento, le cui applicazioni si adattano ottimamente alla media ed alla corta distanza, di qui la cosiddetta "marcia in più". Tuttavia non finisce qui, poiché al kata Naihanchi furono poi affiancati altri due kata da Itosu Anko sensei, il Naihanchi nidan ed il Naihanchi sandan, altro colpo di genio del famoso maestro (anche su questo argomento torneremo in futuro...). Ecco quindi che abbiamo un tanren kata, che è anche un ottimo strumento di combattimento pratico (la prima marcia in più rispetto a Sanchin e Tensho...), e che fa parte di un set di tre kata che condividono la stessa "base", sebbene con tecniche ed applicazioni diverse (...ed ecco anche la seconda marcia in più!).
 
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