KARATE NI SENTE NASHI, PARTE 2
Articolo a cura di Emanuel Giordano
Lo scorso mese ho scritto l’articolo KARATE NI SENTE NASHI, DAVVERO NON C’È PRIMO ATTACCO NEL KARATE? , nel quale ho principalmente riportato e interpretato quanto fu scritto sull’argomento da Funakoshi sensei, Motobu sensei e Nagamine sensei. Grazie ad ulteriori ricerche, nonché ai numerosi commenti ricevuti, ho trovato altri due scritti degni di nota che presenterò qui di seguito:
Mabuni Kenwa, estratto da “Kobo Jizai Goshin Kenpo Karate-do Nyumon” (1938)
C'è un precetto [che recita] "Karate ni sente nashi". Se ben compreso, questo indica l’atteggiamento mentale di non essere desiderosi o inclini a combattere. Esso ci insegna che il fatto di essersi allenati nel Karate non significa che si possa colpire o prendere a calci gli altri avventatamente. Pare che ci siano due tipi di interpretazioni errate riguardo a questo precetto, e vorrei correggerle. La prima è una comprensione errata da parte di alcune persone che non sono praticanti di Karate. Queste persone dicono: "In tutti i combattimenti l'opportunità di vittoria viene colta anticipando il nemico; un atteggiamento passivo come sente nashi è quindi incompatibile con il Budo giapponese". Tale visione dimentica lo scopo essenziale del Budo: Bu [武] ha come suo ideale il fermare la lancia, e il suo scopo è il mantenimento della pace. Coloro che fanno tali affermazioni non capiscono che il vero spirito del Budo giapponese è il non essere bellicosi. Di fronte a qualcuno che interrompe la pace, o che farà dei danni, si è come un guerriero durante una battaglia, e quindi è logico che si debba anticipare il nemico e prevenire la sua violenza. Tale azione non va in alcun modo contro il precetto sente nashi. Il secondo è un errore di comprensione riscontrato tra alcuni praticanti di Karate. È una visione che non vede sente nashi come un atteggiamento, ma piuttosto come una ferrea regola di comportamento da seguire rigidamente. Come detto sopra, quando è assolutamente necessario, quando si sta già affrontando una battaglia, è una verità strategica accettata che si dovrebbe cercare di usare sensen no sen, e prevenire le azioni del nemico. In conclusione, l'espressione Karate ni sente nashi dovrebbe essere propriamente intesa nel senso che una persona che pratica il Karate non deve mai assumere un atteggiamento bellicoso, cercando di provocare uno scontro; dovrebbe avere sempre le virtù della calma, della prudenza e dell'umiltà nel trattare con gli altri.
Chibana Choshin, estratto da “Karate-do” (2a parte), 25 giugno 1953
Si dice spesso che non ci sia iniziativa nel Karate. Questa espressione significa che è fondamentale saper prendere l’iniziativa quando si verifica un confronto, avendo tuttavia uno spirito leale e forte, e che quando le circostanze lo richiedono, bisogna saper sopraffare il proprio avversario. Se ci si è allenati quotidianamente con impegno, al momento desiderato si può affrontare l’imprevisto, ed utilizzare le proprie mani e piedi in maniera naturale, automaticamente. E lì che vediamo come l’allenamento quotidiano porta i suoi frutti.
L’articolo completo, assieme a molti scritti inediti dei grandi maestri di Karate, è disponibile nel libro “Karate no buyuden – la storia eroica del Karate” (link: https://www.amazon.it/dp/B08TYJNYSP)
Interpretazioni:
Anche in questo caso, come nel precedente articolo, i due testi derivano da fonti differenti. Il testo di Mabuni sensei proviene dal suddetto libro, mentre quello di Chibana sensei proviene da un articolo apparso sul Ryukyu Shimpo.
Mabuni sensei fa una lunga spiegazione dettagliata, smentendo anche (come in parte fece Motobu sensei) due interpretazioni errate di questo principio. Interessante notare anche la spiegazione del kanji Bu. Chibana sensei spiega la differenza tra il cominciare/provocare uno scontro, e il saper prendere l’iniziativa quando, invece, la situazione lo richiede. Inoltre, spiega come sia proprio in quel particolare momento che si manifesti l’efficacia dell’allenamento quotidiano. In linea di massima, entrambi i testi sono in armonia con quanto riportato nel precedente articolo, ma contribuiscono comunque ad avere un quadro più ampio e dettagliato su questo argomento.
Vorrei chiudere l’articolo con le parole di Dante Alighieri che, sebbene non furono ovviamente scritte con quest’intento, ben si adattano all’argomento:
“Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza”
Estratto dal canto ventiseiesimo dell’Inferno
PER MAGGIORI INFORMAZIONI POTETE LEGGERE:
"Karate Shorin-ryu: L'eredità delle guardie del re di Okinawa" (clicca qui)
"Storie di Okinawa: spiriti, magia e leggende dell'isola giapponese" (clicca qui)
"La leggenda dei maestri di Karate di Okinawa. Biografie, curiosità e misteri" (clicca qui)
"Manuale del Karate e del Kobudo di Okinawa" (gratis qui)