LA REVISIONE DEL KATA PASSAI DI ANKO ITOSU

Articolo a cura di Emanuel Giordano

Passai (“catturare un posto strategico”) è uno dei kata più conosciuti al mondo, si ritrova in praticamente tutti gli stili della linea Shorin (compresi quindi gli stili di Karate giapponese e coreano), in un’infinità di forme che talvolta variano l’una dall’altra non per i principi che trasmettono, ma nella modalità in cui li trasmettono. In Giappone in “Karate do Kyohan” di Gichin Funakoshi del 1935 venne scritto come Bassai, con i kanji che stanno a significare ”irrompere (o accerchiare) in una fortezza”, e con questo nome è conosciuto maggiormente, mentre in Okinawa vige ancora la vecchia dicitura. Altro articolo tratterà delle teorie alla base di questo kata e altri articoli analizzeranno le varie versioni, in questo ci si concentrerà sulle versioni di Anko Itosu

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Si ritiene che Itosu sensei abbia imparato il Passai Dai di Sokon Matsumura (quella almeno che gli ha insegnato lui, sappiamo che Matsumura insegnava diversamente a seconda del periodo e dello studente), uno dei suoi principali Maestri, e l’abbia rimaneggiata più volte prima di giungere alla versione definitiva. Come ci confermano diverse fonti, Itosu sensei sperimentava diverse versioni prima di giungere a quella finale, e questo può essere all’origine di alcune delle differenze che si riscontrano tra le varie versioni dei suoi allievi diretti: non tutti ci hanno studiato nello stesso periodo. Itosu sensei ha compiuto una profonda analisi e revisione dei vecchi kata che aveva imparato, in base sia alla sua esperienza, sia agli scopi che intendeva perseguire. Come già spiegato altrove, fu il principale promotore dell’insegnamento del Karate nelle scuole di Okinawa e “creò” una versione semplificata di questa arte marziale a questo scopo. Tuttavia, come ci riporta il suo allievo Choshin Chibana sensei, insegnava in questo modo a scuola, ma nei suoi insegnamenti privati insegnava in tutt’altro modo. Insegnava la sua particolare versione del Ti (termine usato da Chibana sensei per definire l’arte insegnata da Itosu sensei) che aveva modificato, come era prassi comune, in base alle sue caratteristiche e alle sue esperienze marziali.  

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La sua versione finale è conosciuta come Itosu no Passai (nome completo, Itosu no Passai Dai), ed è stata trasmessa dal suo allievo più fedele, Chosin Chibana, e da lì alla successiva generazione che comprendeva tra gli altri Yuchoku Higa (Kyudokan), Shugoro Nakazato (Shorinkan) e Katsuya Miyahira (Shidokan). Poiché Itosu creò (si vedrà in seguito) una ulteriore forma di questo kata (come già fatto per il Kushanku), l’Itosu no Passai veniva insegnato dal Maestro come Passai Dai (e così viene citato nei libri più vecchi, tra cui “Watashi no Karate Jutsu” del 1932 di Choki Motobu e in “Toudi no Kenkyu” del 1934 di Morinobu Itoman), tuttavia nel lignaggio di Chibana sensei (e derivati) viene chiamato Passai Sho, poiché il Passai Dai di Chibana sensei è il Tawada no Passai (si vedrà in apposito articolo). 

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Il kata si presenta con un particolare uso del corpo molto “fluido” (probabilmente tratto dall’antico Ti di Okinawa), che tende a uscire dalla linea d’attacco all’ultimo istante, rimanendo praticamente fermi sul posto, con una sorta di piccolo tai-sabaki.  É un principio di movimento estremamente sofisticato, che ritroviamo in entrambi i Passai di Itosu sensei (utile anche per evadere da attacchi di bastone), e che consente a chi si difende di aver dato l’illusione all’avversario di essere andato a segno con il colpo, mentre in realtà questo va a vuoto, e ci si ritrova in un’ottima posizione per concludere lo scontro con un colpo risolutivo, o una sottomissione (Tuidi). Se paragonato alle versioni di Sokon Matsumura, è certamente una variante meno “cruenta”, poiché quelli che in origine erano attacchi a mano aperta sono stati trasformati in tecniche a mano chiusa (pur mantenendo inalterati i principi. Tant’è che i praticanti esperti allenano nei bunkai sia tecniche a mano chiusa, che a mano aperta) ma, se padroneggiata a dovere, non è meno efficace. Anzi, è certamente più adatta ai tempi moderni (sia di Itosu che nostri), e in ambito “civile” (Matsumura sensei era a capo della guardia reale). Presenta anche, in linea con le concezioni di Itosu, diverse tecniche di intrappolamento (Tuidi) e il principio dell’atifa, il famoso pugno frustato reso celebre da Bruce Lee (pugno da un pollice). In particolare questo pugno lo troviamo solo nei Passai di Itosu sensei, difatti le altre versioni, incluso il Tawada no Passai, presentano in alternativa un pugno (o uno yama-tsuki) portato con uno yori-ashi. 

Tra le versioni derivate dall’Itosu no Passai, che tuttavia non presentano questo particolare movimento fluido (e quindi o esso fu sostituito per semplificare il kata, oppure trattasi di una versione del kata precedente a quella definitiva) troviamo, tra gli altri: il Bassai Dai dello Shito-ryu di Kenwa Mabuni (che appare eseguito da lui del libro di Yasuhiro Konishi “Karate Jotatsu Ho”del 1956), il Passai Dai di Shinpan Gusukuma (Shito-ryu di Okinawa), il Bassai Dai di Gichin Funakoshi (Shotokan), che sono tra loro molto simili (salvo le posizioni più allungate del moderno Shotokan. Funakoshi dimostrerà il kata dal 1922 in “Tode Jutsu”, nella versione del 1924 “Rentan Goshin Karate Jutsu” e in “Karate do Kyohan” nel 1935 e successive versioni), il Bassai Dai di Kanekn Toyama, nonché nel Wado-ryu di Hironori Otsuka (“Karate Do vol. 1”) e Yasuhiro Konishi (Shinen Shindo-ryu), studenti ambedue di Funakoshi e Mabuni. Tutti, seppur estremamente simili, sono stati adattati dai rispettivi Maestri alla loro concezione, in base alle pregresse esperienze e allo scopo che volevano perseguire, come era prassi. 

Una versione che invece si può qualificare anomala è l’Hanashiro no Passai Dai (tramandato dalla Bugeikan. Il titolo nel video è errato) di Chomo Hanashiro, già studente di Sokon Matsumura, e uno dei seguaci di Itosu sensei nell’insegnamento scolastico. La sua versione presenta qualche particolare tipico delle versioni precedenti, sebbene pesantemente condizionata dagli insegnamenti di Itosu, e può qualificarsi come una sorta di versione intermedia. 

Come già aveva fatto per il Kushanku, e come già detto prima, Itosu sensei creò un’altra versione di Passai, che prese il nome di Passai Sho, una versione di complemento come si suole definire. Non sappiamo con che logica Itosu creò questo kata, se basandosi sui Passai di Matsumura, o se abbia rimaneggiato una versione diffusa a Tomari, forse appresa da Kosaku Matsumora o Gusukuma di Tomari. Il kata ebbe una diffusione parecchio inferiore al suo fratello più famoso, tuttavia venne conservato: Chosin Chibana infatti, come già detto, insegnava come Passai Dai un’altra forma che aveva appreso da altra fonte (di cui si parlerà in seguito), come Passai Sho l’originale Passai Dai di Itosu (Itosu no Passai) e aveva relegato l’Itosu Passai Sho da parte, tant’è vero che alcune scuole fondate dagli allievi di Chibana sensei non lo insegnano (es. Kyudokan); ciononostante il kata venne preservato.

Nello Shidokan di Katsuya Miyahira viene preservato con il nome di Koryu Passai (antico Passai, altra pronuncia okinawense sarebbe Passai Gwa. Secondo Maeshiro sensei, Koryu Passai vorrebbe semplicemente dire Koryu Itosu Passai Sho), pervenuto a Miyahira sensei tramite Shinpan Gusukuma, o Anbun Tokuda, o Choshin Chibana.  

Il kata si presenta molto utile contro attacchi di bastone (si dice sia stato questo l’obiettivo originario di Itosu nel concepire questo kata, segnato dalle bastonate che, secondo la tradizione, suo padre gli tirava da bambino per insegnargli a reagire e non a nascondersi) grazie ai sofisticati spostamenti (probabilmente tratti dal Ti di Okinawa che già appaiono nel suo Passai Dai) che consentono di evadere da un attacco all’ultimo momento, ma si presta molto bene anche all’uso tradizionale a mani nude con tecniche di Tuidi e atemi a mano aperta diretti ai punti vitali. 

Un’altra teoria ci dice che a Miyahira sarebbe arrivata questa forma tramite Choki Motobu. Il motivo di questa affermazione nasce dal fatto che Motobu avrebbe dichiarato più volte che il suo Passai arrivava da Kosaku Matsumora. Nello Shorin-ryu Seibukan di Zenpo Shimabukuro appare il kata Passai Gwa, in una forma peculiare, diversa di fatto dal Passai Sho (Koryu Passai) di Itosu, eppure simile, come se fosse una versione abbozzata o meno raffinata che dir si voglia. Forse una versione precedente, o forse derivata, ma comunque sia, priva della fluidità del Ti che si ritrova nel Koryu Passai. Questa versione col tempo è stata definita impropriamente Motobu no Passai, proprio perché si crede comunemente sia il Passai imparato da Motobu dal suo Maestro Matsumora, insegnato al suo allievo Chozo Nakama, e da lì arrivata a Zenpo Shimabukuro. Tuttavia in un’intervista lo stesso Zenpo Shimabukuro ci dice che, si, la forma l’ha imparata da Nakama sensei, ma che quest’ultimo l’avrebbe imparata da Chibana sensei, anche se sembra piuttosto misteriosa la faccenda, poiché questa versione si distacca nettamente dalla fluidità del Koryu Passai

Un’ulteriore voce (non supportata allo stato attuale da nulla) ci dice che il Passai Gwa sarebbe l’originale Passai della famiglia Yara di Chatan, precisamente di Guwa Yara (1668-1746).

Il kata, oltre a essersi preservato in Seibukan Shorin-ryu (in questa particolare versione come detto prima) e Shidokan Shorin-ryu (nella sua versione comprendente il Ti) lo si ritrova anche nello Shito-ryu di Shinpan Gusukuma (di fatto si tratterebbe del Koryu Passai con qualche lievissima modifica. Clicca qui per vedere il kata), nello Shito-ryu di Kenwa Mabuni (Bassai Sho), nello Shudokan di Kanken Toyama (Clicca qui per vedere il kata), e nello Shotokan di Funakoshi come Bassai Sho (che appare citato per la prima volta in “Karate do Nyumon” del 1943, e che parrebbe “importato” dai kata di Mabuni sensei. Va detto però che esistono foto di Funakoshi sensei che esegue contrattacchi, diretti contro avversari armati di bastone, usando tecniche simili a quelle che si trovano in questo kata. Non è quindi escluso che ne avesse già una conoscenza superficiale, prima di mandare i suoi migliori allievi a studiare con Mabuni sensei). Lo stesso kata è anche chiamato Hanashiro no Passai Sho, nella versione praticata al Bugeikan. Trattasi di una versione particolare, che presenta già la fluidità del Ti, seppur in modo meno raffinato rispetto al Koryu Passai

La prima apparizione di questo kata in una pubblicazione si ritiene sia in “Karate Kempo” (1933) di Mutsu Mizhuo, il quale, già studente di Funakoshi, in un viaggio a Okinawa negli anni ‘30 avrebbe raccolto e pubblicato diversi kata poco conosciuti. Viene invece citata come seconda versione del Passai tra gli altri già in “Tode jutsu” (1922) e “Rentan Goshin Karate Jutsu” (1924) di Gichin Funakoshi; in “Okinawa Kempo Tode jutsu Kumite Hen” (1926) e  “Watashi no Karate Jutsu” (1932) di Choki Motobu; in “Toudi no Kenkyu” (1934) di Morinobu Itoman; “Kobo Jizai Goshin Kempo Karate Do Nyumon” (1938) di Kenwa Mabuni; “Karate Do Nyumon” (1955) di Kojiro Ichikawa; in “Zukai Karate Nyumon Shindo Jinen-ryu” (1956) di Yasuhiro Konishi.

Per maggiori informazioni potete leggere:

"Karate Shorin-ryu: kata parte 2" (clicca qui)

 
"Karate Shorin-ryu: kata" (clicca qui)

"Karate Shorin-ryu: L'eredità delle guardie del re di Okinawa" (clicca qui)

"La leggenda dei maestri di Karate di Okinawa. Biografie, curiosità e misteri"  (clicca qui)

"Manuale del Karate e del Kobudo di Okinawa" (gratis qui)