SFATIAMO ALCUNI MITI MODERNI SUL TOMARI-TE

Articolo a cura di Manuel Vignola
 
Al giorno d’oggi tutti conoscono grossomodo le principali scuole di Karate, perlopiù giapponesi, diffuse in Occidente. Lo Shotokan (la scuola originatasi dagli insegnamenti del Maestro okinawense Gichin Funakoshi e dai suoi allievi giapponesi nell’area di Tokyo), lo Shito-ryu (originato dall’amico di Funakoshi, il Maestro Kenwa Mabuni, e sviluppato ulteriormente dai suoi due figli e dai suoi allievi giapponesi, con base principale ad Osaka), il Wado-ryu (sviluppato da Hironori Otsuka, già Maestro di Jujutsu e allievo di Funakoshi) ed il Goju-ryu, sia nella sua versione okinawense (sviluppata da Chojun Miyagi) sia nella sua versione sviluppatasi in Giappone “continentale” dal suo allievo Gogen Yamaguchi. Andando ad Okinawa, terra d’origine del Karate (e infatti tutti i predetti Maestro, salvo Otsuka, sono okinawensi), possiamo raggruppare la miriade di scuole presenti sulla piccola isola sostanzialmente in due macrogruppi: lo Shorin tipico dell’area della vecchia capitale reale, Shuri (la linea di Sokon Matsumura, Anko Itosu, Anko Asato, Hohan Soken, Choshin Chibana, Choki Motobu, ecc) e lo Shorei, tipico dell’area portuale di Naha e della vicina Kume, epicentro dell’emigrazione cinese sin dai tempi antichi (che ricomprende Kanryo Higaonna, Chojun Miyagi, Seiko Higa, la famiglia Kojo, il Ryuei-ryu e, tecnicamente ma non storicamente, l’Uechi-ryu). Molti Maestri hanno dato una definizione di queste due macro-aree, e al giorno d’oggi si può distinguere, apparentemente senza grandi difficoltà, quali kata appartengono alle due linee: Passai, Kusanku e Naihanchi sono tipici dello Shorin; Sanchin, Seisan, Suparinpei, Sanseiru, ecc sono tipici dello Shorei. 
 
In realtà la storia è un po' più complicata di così. Senza volersi dilungare troppo, basta dire che sin dai tempi antichi (lo riportano fonti dirette come Chogi Yoshimura, Kentsu Yabu e Choshin Chibana, solo per citarne alcuni) ad Okinawa vi erano sostanzialmente due arti: una denominata Ti, sintesi operata sin dai tempi antichi dagli okinawensi tra le proprie esperienze marziali e quelle giunte grazie al commercio con il Sud Est Asiatico, Cina in primis; e il Tode, ossia le arti importate nel corso del 1700/1800 dalla Cina del sud, dalla regione del Fujian nello specifico. Grossomodo i due macro-gruppi dello Shorin e dello Shorei si possono ricondurre, a titolo esemplificativo, a queste due arti. Questa è una definizione molto semplicistica in realtà, poiché a un certo punto nella storia le due arti si fusero assieme, e un praticante poteva praticare ambo le linee, effettuare una sintesi personale in base alle sue esperienze, come era uso comune, cosicché l’arte che avrebbe tramandato sarebbe stata in “prevalenza” di uno o dell’altro stile, ma non pura al 100% (uno dei primi casi documentati fu quello di Matsumura). Molti iniziarono a fondere assieme le due linee senza codificare uno stile vero e proprio, cosa che fece anche la bassa nobiltà del piccolo porto di Tomari. Questa arte praticata a Tomari non venne “cristallizzata” in quei due macro-gruppi (Shorin e Shorei), ma non divenne neppure “autonoma”, tant’è che non compariva anticamente. Tuttavia, proprio per la sua “immaterialità”, al giorno d’oggi alcuni occidentali la indicano come “il vero serbatoio originario” da cui si sarebbero sviluppate le altre due arti dello Shorin e dello Shorei. 
 

Ingresso del porto di Tomari con navi francesi sullo sfondo
 
Il termine Tomari-te (Tumaidi in okinawense) compare ufficialmente solo nel 1927 quando, in occasione della visita del Maestro di judo Jigoro Kano a Okinawa, i Maestri incaricati di dirigere l’esibizione di Karate in suo onore diedero una collocazione geografica alle varie “scuole”: l’arte tipica di Tomari divenne Tumai-di (Tomari-te), l’arte tipica di Shuri divenne Sui-di (Shuri-te) e l’arte di Naha divenne Nafa-di (Naha-te). Questa classificazione è molto semplicistica, tant’è che lo stesso Funakoshi, in quel momento in Giappone, quando lo venne a sapere rimase stupito, poiché in quel periodo storico, come si è già detto, ogni Maestro poteva apprendere da fonti diverse, operare una sintesi, cosicché la propria arte divenisse un coacervo di tecniche tipiche di “tutte le linee” da lui studiate, se così si può dire. Al giorno d’oggi si dice spesso che solo Mabuni studiò tutte le linee (secondo la classificazione del 1927) e le ricomprese nel suo Shito-ryu al fine di preservarle (seppur con una prevalenza dei principi dello Shorin), ma ciò non corrisponde al vero. Anche Funakoshi studiò le varie linee; anche Chojun Miyagi, bandiera del Naha-te, in realtà studiò anche con Maestri Shorin tra cui Anko Itosu, come dichiarato da alcuni dei suoi studenti più anziani. Ma allora da dove spunta il Tomari-te? La risposta ce la può dare direttamente Choshin Chibana (“Watashi no Karate”, 1966):
A Tomari alcune persone avevano ricevuto degli insegnamenti dagli esperti di Shuri e Naha, e ciò che fu codificato prese il nome di Tomari-te.
 
In un’altra occasione disse chiaramente che in origine vi era il Passai di Sokon Matsumura, e che con il tempo la forma venne importata a Tomari e lì modificata (intervista a Pat Nakata sensei, allievo di Chibana sensei). Sicché il Tomari-te costituisce l’elaborazione di arti apprese a Shuri e Naha da esponenti del villaggio di Tomari, personalità eccellenti rimaste famose nella storia del Karate (Kosaku Matsumora, Kokan Oyadomari, ecc). Diversi esponenti studiarono altresì con un naufrago del sud della Cina, approdato nel 1872 in seguito ad un naufragio. Un esperto di arti marziali, il quale, per racimolare il denaro necessario a tornare in fretta a casa, alloggiò presso la famiglia Teruya di Tomari (ricerche svolte dal traduttore Scott Mertz, attualmente residente ad Okinawa, il quale tradusse i registri di famiglia dei Teruya) e insegnò alcuni kata rimasti oggi famosi (abbiamo la lista grazie a Gichin Funakoshi in persona): Chinto, Chinti, Jiin e Jitte. Su questo naufrago sono circolate molte voci inventate e molte circolano tutt’ora: secondo alcuni era un pirata, secondo altri una spia cinese, secondo altri ancora un monaco taoista, e viene conosciuto con vari nomi (Chinto, Anan, Channan, Lao Leung, ecc). 
 
Tuttavia le fonti storiche ci sono ancora, basta andarle a cercare per sgombrare il campo dalle suddette interpretazioni fantasiose. In particolare alcuni ritengono che quanto insegnò questo “monaco” costituirebbe il nocciolo duro di tutto il Karate okinawense, di qualsiasi linea si tratti, e che tutto sia derivato dai suoi insegnamenti: basta una breve ricerca storica per capire che una affermazione del genere, senza prove a supporto, cozza contro tutto ciò che vi è di storicamente accertato. Qualcuno si è spinto addirittura a dire che questo monaco avrebbe avuto una progenie okinawense e sarebbe addirittura imparentato con i vertici dell’aristocrazia okinawense del tempo, nello specifico con la famiglia Motobu. I registri di famiglia dei Motobu sono tutt’ora preservati e sono molto dettagliati, e basta una semplice verifica per capire quanto sia sbagliata questa teoria
 
Tornando ai fatti storicamente accertati, ci furono alcuni esperti di arti marziali che vivevano a Tomari, i quali unirono le conoscenze acquisite da Maestri di Shuri e Naha (per esempio, quello che viene considerato il Kusanku tipico di Tomari, lo Yara Kusanku, in realtà proveniva da Shuri. La famiglia Yara era originaria di Shuri, ce lo dice il noto storico Masahiro Nakamoto), con quelle tramandate in epoca più moderna da un naufrago cinese. L’arte di questi maestri fu chiamata Tomari-te nel 1927, per distinguerla dalle altre due, durante una suddivisione anacronistica. 
 
Senza dubbio gli esperti di Tomari ebbero un grande influsso soprattutto sullo Shorin di Anko Itosu. Costui infatti studiò, tra gli altri, con il Maestro Gusukuma di Tomari, ed era molto amico di Kosaku Matsumora. Inoltre, lui e il suo buon amico Asato erano membri di un comitato di promozione del Karate di Shuri e Tomari, e molti elementi di questa tradizione marziale si ritrovano nella sintesi operata da Itosu quando organizzò il materiale in suo possesso. Si ritrovano nei suoi kata alcune tecniche tipiche delle versioni praticate dagli esperti di Tomari (lo si può vedere molto bene nel suo Passai dai, oggi noto come Itosu no Passai), inoltre diversi kata tipici di Tomari vennero importati nella sua scuola (Wanshu, Rohai, Jiin, Jitte, Chinti) e grazie a ciò vennero preservati. 
 
Molti ritengono che il Karate più vicino al cosiddetto Tomari-te (identificato nel 1927) sia quello trasmesso da Chotoku Kyan, il quale studiò a fondo con gli esperti di Tomari. Tuttavia occorre ricordare che Kyan fece ciò che era uso comune all’epoca: studiare con esperti differenti (non solo di Tomari) e rielaborare quanto appreso da tutti i suoi Maestri in base alle sue esperienze e al suo fisico minuto. Infatti, come ci scrisse il suo buon amico Choshin Chibana, “creò” le proprie versioni di kata appresi rendendole uniche! 
 
Tirando le somme, la tradizione marziale di Tomari ebbe senza dubbio influenza sul Karate attuale; contribuì a preservare dei kata tipici che non erano praticati altrove (Wanshu, Wanduan, Wankan, Rohai, Jiin, Jitte, ecc), ma la conoscenza formatasi a Tomari fu l’elaborazione di Maestri del luogo, di altissima fama e abilità, che studiarono e importarono conoscenze dalle vicine Shuri e Naha, i centri principali del Regno, rielaborandole in base alle loro concezioni ed esperienze con conoscenze giunte dal sud della Cina nel 1872. Un ottimo contributo degno di nota per il Karate, ma non di certo la sua origine, né il suo epicentro!
 
Per maggiori informazioni potete leggere:
"Karate no buyuden - la storia eroica del Karate" (clicca qui)
 
"Karate Shorin-ryu: kata parte 2" (clicca qui)

 
"Karate Shorin-ryu: kata" (clicca qui)
 

"Karate Shorin-ryu: L'eredità delle guardie del re di Okinawa" (clicca qui)

"Storie di Okinawa: spiriti, magia e leggende dell'isola giapponese" (clicca qui)

"La leggenda dei maestri di Karate di Okinawa. Biografie, curiosità e misteri"  (clicca qui)

"Manuale del Karate e del Kobudo di Okinawa" (gratis qui)