LOTTA E KARATE, IL PENSIERO DI UN SAMURAI DEL 1800

Articolo a cura di Emanuel Giordano

Premessa storica
Come è stato più volte detto, il Karate Tradizionale di Okinawa odierno ha attinto nei secoli da diverse arti marziali, e proprio per questo è definito chanpuru! Sebbene alcuni ricercatori abbiano tentato di definire le sue origini semplicemente individuando una manciata di fonti cinesi, tailandesi ed autoctone delle Ryukyu, tali teorie si sono rivelate  incomplete e troppo semplicistiche. L'arte marziale okinawense era simile ad una spugna capace di assorbire diversi tipi di conoscenze, e d'integrarle al suo interno, organizzandole in maniera logica. Le provenienze sono molteplici, sia sotto il punto il punto di vista geografico, sia sotto quello storico, ma essendo state distribuite nel tempo, non hanno generato confusione e sono state assorbite con le opportune modifiche. 
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Nel Karate Tradizionale di Okinawa esistono anche tecniche di lotta/proiezione e di manipolazione articolare (Tuite/Tuidi), assorbite in parte dalle tecniche cinesi di Chin-na/Quin-na, e in parte dalle Koryu (scuole antiche) di Jujutsu giapponese. Va però sottolineato che queste tecniche sono state assorbite prima degli anni '30 del 1900, anni in cui i diversi stili dell'isola di Okinawa si riunirono sotto un unico nome (Karate) ed adottarono un unica uniforme (karategi), sancendo così la concretizzazione dell'arte marziale, nel rispetto delle differenze dei vari stili. Sebbene la mentalità antica dell'integrare conoscenze esterne sia ancora in uso in diversi dojo, e sia a mio avviso un ottimo strumento, queste integrazioni tecniche successive non rientrano in quello che viene definito "Karate(do) Tradizionale di Okinawa" (Okinawa Dento Karate-do), poiché non fanno parte di quella tradizione storico-tecnica menzionata, volutamente, nel nome dell'arte marziale. Tra queste, ad esempio, non rientra la lotta a terra in senso stretto (es. BJJ), sebbene nessuno vieti di studiarla.
 
Premessa tecnica
Paragonare sotto il punto di vista delle lotta un Karateka ed un praticante di una disciplina basata su proiezioni e manipolazione articolare non ha molto senso. Difatti mentre il primo allena ANCHE quelle tecniche, il secondo allena (quasi) SOLAMENTE quelle tecniche, eccellendo di conseguenza nella loro pratica. La stessa logica strategica (e militare) sconsiglia di affrontare un avversario nel suo campo di battaglia, senza contare che tra i requisiti per utilizzare con successo il Tuidi okinawense ce n'é uno fondamentale, tramandato di generazione in generazione: il tuo livello marziale deve essere nettamente superiore a quello del tuo avversario!
 
Il samurai
A conferma di quanto detto qui sopra, abbiamo la testimonianza di un samurai del 1800. In data odierna Motobu Naoki ha pubblicato un articolo basato su fonti giapponesi non okinawensi (in originale qui), nel quale viene riportato il pensiero dello sconosciuto autore del 薩遊紀行 Satsuyu Kiko. L'autore era un samurai di Kumamoto (熊本藩 Kumamoto-hanin viaggio verso e attraverso il Dominio Satsuma (薩摩藩 Satsuma-han), e il Satsuyu Kiko é il suo diario di viaggio. Il samurai partì dal castello di Kumamoto il 12/04/1801 (esattamente 219 anni fa quest'oggi), ed arrivò a Satsuma il 25/04/1801, dove incontrò i signori Satsuma, artisti, studiosi, membri dell'Aristocrazia accademica delle Ryukyu (Okinawa) e un ufficiale Satsuma di stanza ad Okinawa dal quale ricopiò un editto imperiale cinese dell'imperatore Jiaqing. 
 
Venendo alle tecniche di combattimento okinawensi, il samurai riporta che gli artisti marziali del Regno delle Ryukyu praticavano anche la scherma giapponese (Kenjutsu) ed il Jujutsu (probabilmente riferendosi alle tecniche di manipolazione articolare e alle proiezioni), ma che in queste due arti non eccellevano (tenuruki mononari), mentre erano molto abili nel colpire. Altro particolare interessante, l'autore riporta che a Satsuma conoscevano l'arte marziale okinawense con il nome di  手ツクミ Tetsukumi.
 
Conclusione

Questa testimonianza storica poco nota non fa che rafforzare i ragionamenti che derivano da una pratica seria in una scuola di Karate Tradizionale di Okinawa, nella quale non deve mai mancare il confronto fisico, ma neanche lo studio teorico e storico. Per concludere, il Karate si conferma come un arte marziale basata principalmente sulle tecniche di percussione dirette ai punti deboli del corpo umano (chibu nigakiree), ma affiancate dallo studio delle tecniche di proiezione e manipolazione articolare, sebbene non siano chiaramente la sua specialità.

Per maggiori informazioni potete leggere:
"Karate Shorin-ryu: kata parte 2" (clicca qui)

 
"Karate Shorin-ryu: kata" (clicca qui)
 

"Karate Shorin-ryu: L'eredità delle guardie del re di Okinawa" (clicca qui)

"Storie di Okinawa: spiriti, magia e leggende dell'isola giapponese" (clicca qui)

"La leggenda dei maestri di Karate di Okinawa. Biografie, curiosità e misteri"  (clicca qui)

"Manuale del Karate e del Kobudo di Okinawa" (gratis qui)